Troppa morale nella chiesa? La questione educativa del cuore dell'uomo (da Benedetto XVI)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /07 /2008 - 15:42 pm | Permalink | Homepage
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(dall’intervista rilasciata da Benedetto XVI a Radio Vaticana ed a tre televisioni tedesche il 13 agosto 2006)

Domanda: In tutto il mondo i credenti attendono dalla Chiesa cattolica risposte ai problemi globali più urgenti, come l’AIDS e la sovrappopolazione. Perché la Chiesa cattolica insiste tanto sulla morale anteponendola ai tentativi di soluzione concreta per questi problemi cruciali dell’umanità, ad esempio nel continente africano?

Benedetto XVI: Già, questo è il problema: insistiamo veramente tanto sulla morale? Io direi – me ne sono convinto sempre più anche nel dialogo con i Vescovi africani – che la questione fondamentale, se vogliamo fare dei passi avanti in questo campo, si chiama educazione, formazione. Il progresso può essere progresso vero solo se serve alla persona umana e se la persona umana stessa cresce; se non cresce solo il suo potere tecnico, ma anche la sua capacità morale.

E penso che il vero problema della nostra situazione storica sia lo squilibrio fra la crescita incredibilmente rapida del nostro potere tecnico e quella della nostra capacità morale, che non è cresciuta in modo proporzionale. Perciò la formazione della persona umana è le vera ricetta, la chiave di tutto direi, e questa è anche la nostra via.

E questa formazione ha – per dirla in breve - due dimensioni. Anzitutto naturalmente dobbiamo imparare: acquisire sapere, capacità, know-how come si suol dire. In questa direzione l’Europa, e l’America negli ultimi decenni, hanno fatto molto, ed è una cosa importante. Ma se si diffonde solo know-how, se si insegna solo come si costruiscono e usano le macchine, e come si impiegano i mezzi di contraccezione, allora non bisogna poi meravigliarsi che alla fine ci si ritrovi con le guerre e con le epidemie di AIDS.

Noi abbiamo bisogno di due dimensioni: ci vuole allo stesso tempo la formazione del cuore – se così posso esprimermi – con cui la persona umana acquisisce dei riferimenti e impara così anche ad usare correttamente la tecnica, che pure ci vuole. Ed è questo che cerchiamo di fare. In tutta l’Africa e anche in molti paesi dell’Asia abbiamo una grande rete di scuole di ogni grado, dove anzitutto si può imparare, acquisire vera conoscenza, capacità professionale, e con ciò raggiungere autonomia e libertà. Ma in queste scuole noi cerchiamo appunto non solo di comunicare know-how, ma di formare persone umane, che vogliano riconciliarsi, che sappiano che dobbiamo costruire e non distruggere, e che abbiano i riferimenti necessari per saper convivere.

In gran parte dell’Africa le relazioni fra musulmani e cristiani sono esemplari. I Vescovi hanno formato comitati comuni insieme con i musulmani per vedere come creare pace nelle situazioni di conflitto. E questa rete delle scuole, dell’apprendimento e della formazione umana, che è molto importante, viene completata da una rete di ospedali e di centri di assistenza, che raggiunge capillarmente anche i villaggi più remoti. E in molti luoghi, dopo tutte le distruzioni della guerra, la Chiesa è rimasta l’ultimo potere intatto – non potere, ma realtà! Una realtà dove si cura, dove si cura anche l’AIDS, e dove, d’altra parte, si offre un’educazione che aiuta a stabilire i giusti rapporti con gli altri.

Perciò credo che dovrebbe venire corretta l’immagine secondo cui seminiamo attorno a noi solo dei rigidi “No”. Proprio in Africa si opera molto, perché le diverse dimensioni della formazione si possano integrare e così diventi possibile il superamento della violenza e anche delle epidemie, fra cui bisogna contare anche la malaria e la tubercolosi.