Della natura dell’uomo, creato per la libertà (da Pico della Mirandola)
Giovanni Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo, Editrice La scuola, Brescia, 1987, pp.5-7, nn.132r-v dell’edizione in folio del 1496 (la traduzione è stata leggermente ritoccata)
Perciò accolse l’uomo come opera di natura indefinita e postolo nel centro dell’universo così gli parlò: "Né un determinata posto, né un aspetto tuo peculiare, né alcuna prerogativa tua propria ti diedi, o Adamo, affinché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu stesso avrai desiderato, secondo il tuo volere e la tua libera persuasione tu abbia e possieda. La definita natura degli altri esseri è costretta entro leggi da me stabilite. Tu, non costretto da nessun limitato confine, definirai la tua stessa natura secondo la tua libera volontà, alla cui potestà ti consegnai. Ti ho collocato al centro dell’universo affinché più comodamente, guardandoti attorno, tu veda ciò che esiste in esso. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, affinché tu, quasi libero e sovrano artefice, ti plasmassi e ti scolpissi secondo la forma che preferirai. Potrai degenerare verso gli esseri inferiori, che sono i bruti, potrai, seguendo l’impulso dell’anima tua, rigenerarti nelle cose superiori, cioè in quelle divine".
Perciò accolse l’uomo come opera di natura indefinita e postolo nel centro dell’universo così gli parlò: "Né un determinata posto, né un aspetto tuo peculiare, né alcuna prerogativa tua propria ti diedi, o Adamo, affinché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu stesso avrai desiderato, secondo il tuo volere e la tua libera persuasione tu abbia e possieda. La definita natura degli altri esseri è costretta entro leggi da me stabilite. Tu, non costretto da nessun limitato confine, definirai la tua stessa natura secondo la tua libera volontà, alla cui potestà ti consegnai. Ti ho collocato al centro dell’universo affinché più comodamente, guardandoti attorno, tu veda ciò che esiste in esso. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, affinché tu, quasi libero e sovrano artefice, ti plasmassi e ti scolpissi secondo la forma che preferirai. Potrai degenerare verso gli esseri inferiori, che sono i bruti, potrai, seguendo l’impulso dell’anima tua, rigenerarti nelle cose superiori, cioè in quelle divine".