“Visione del mondo” cattolica, Weltanschauung cattolica (da Romano Guardini)
[Guardini aveva ottenuto nel 1922 la cattedra di Religionphilosophie und katholische Weltanschauung presso l’università di Berlin ed, in questa sede universitaria a dominanza protestante aveva cominciato ad apprendere qualcosa del compito di parlare sulle verità della fede in un’atmosfera estranea. La biografa di Guardini H.-B.Gerl riporta l’espressione di Adolf von Harnack che, alla stregua di Gamaliele (cfr.At 5,38-39) aveva detto «Lasciate venire tranquillamente il signor Guardini: se ha qualcosa da dirci ne saremo lieti; se non ha nulla da dirci, il caso si risolverà da sé senza nostro contributo». Nel 1939 il nazismo revocherà la nomina di professore a Guardini e sopprimerà la cattedra di Religionphilosophie und katholische Weltanschauung. Per la vicenda, cfr. G.Ruta, Romano Guardini e l’essenza del cristianesimo, ITST, Messina, 2005, p.22, da cui abbiamo tratto questi dati]
R.Guardini, Stationen und Rückblicke, Grünewald-Schöningh, Mainz-Paderborn, 1995, pp.19 ss.
In una conversazione per me gravida di conseguenze egli [Max Scheler] mi disse: «Lei dovrebbe fare ciò che dice il termine Weltanschauung, ossia contemplare il mondo, le cose, l’uomo, le opere, ma fare tutto ciò come un cristiano cosciente delle sue responsabilità, dicendo ciò che vede in termini scientifici». Ed io mi ricordo ancora che egli mi specificò: «Esamini per esempio i romanzi di Dostoevskij e prenda posizione su di essi dal suo punto di vista cristiano; metterà così in luce una parte dell’opera considerata, dall’altra il suo stesso punto di partenza».
Da una lettera di R.Guardini ad H.Fries dell’1/7/1952, citata in H.-B.Gerl, Romano Guardini. La vita e l’opera, Morcelliana, Brescia, 1988, p.307.
Inizialmente essa [la Weltanschauung] era l’espressione del relativismo moderno e del soggettivismo in questioni religiose, che non credeva più ad una verità, ma soltanto ad una visione condizionata dai presupposti personali, storici ed etnici (cfr. Dilthey, Troeltsch, Jaspers). Poi venne il significato attribuitogli dal totalitarismo politico, ecc. A ciò si contrappone il mio tentativo di dargli la sua collocazione tra la fede nella rivelazione dall’una parte e la considerazione od osservazione empirica dall’altra.
R.Guardini, Vom Wesen katholischer Weltanschauung (1923), ora in Scritti filosofici, vol.I, p.277.
Questa “totalità”, questo “mondo”, a cui essa si volge non significa [...] che ogni singolo particolare sia effettivamente colto e ordinato in sintesi; essa non consiste in una completezza dei contenuti oggettivi, ma in un ordine, orientamento e significato delle cose colto dal primo istante e in ogni particolare. La Weltanschauung vede ogni cosa a priori ‘in modo totale’, la vede come una totalità in sé ed inserita in una totalità. Quest’ultima, questo ‘mondo’, non è a sua volta, un risultato finale che ne emerga quando si sono colte tutte le sue parti, ma esiste a priori.
R.Guardini, Stationen und Rückblicke, Grünewald-Schöningh, Mainz-Paderborn, 1995, pp.19 ss.
In una conversazione per me gravida di conseguenze egli [Max Scheler] mi disse: «Lei dovrebbe fare ciò che dice il termine Weltanschauung, ossia contemplare il mondo, le cose, l’uomo, le opere, ma fare tutto ciò come un cristiano cosciente delle sue responsabilità, dicendo ciò che vede in termini scientifici». Ed io mi ricordo ancora che egli mi specificò: «Esamini per esempio i romanzi di Dostoevskij e prenda posizione su di essi dal suo punto di vista cristiano; metterà così in luce una parte dell’opera considerata, dall’altra il suo stesso punto di partenza».
Da una lettera di R.Guardini ad H.Fries dell’1/7/1952, citata in H.-B.Gerl, Romano Guardini. La vita e l’opera, Morcelliana, Brescia, 1988, p.307.
Inizialmente essa [la Weltanschauung] era l’espressione del relativismo moderno e del soggettivismo in questioni religiose, che non credeva più ad una verità, ma soltanto ad una visione condizionata dai presupposti personali, storici ed etnici (cfr. Dilthey, Troeltsch, Jaspers). Poi venne il significato attribuitogli dal totalitarismo politico, ecc. A ciò si contrappone il mio tentativo di dargli la sua collocazione tra la fede nella rivelazione dall’una parte e la considerazione od osservazione empirica dall’altra.
R.Guardini, Vom Wesen katholischer Weltanschauung (1923), ora in Scritti filosofici, vol.I, p.277.
Questa “totalità”, questo “mondo”, a cui essa si volge non significa [...] che ogni singolo particolare sia effettivamente colto e ordinato in sintesi; essa non consiste in una completezza dei contenuti oggettivi, ma in un ordine, orientamento e significato delle cose colto dal primo istante e in ogni particolare. La Weltanschauung vede ogni cosa a priori ‘in modo totale’, la vede come una totalità in sé ed inserita in una totalità. Quest’ultima, questo ‘mondo’, non è a sua volta, un risultato finale che ne emerga quando si sono colte tutte le sue parti, ma esiste a priori.