Colori che significano e non significano (da G.K. Chesterton)
Da G.K. Chesterton, Chaucer (non è stato possibile verificare la fonte della citazione)
Confesso che, sebbene io adori qualsiasi colore della vita, qualche volta ho avuto un tremendo sussulto di pensieri nel vedere una robusta e scialba signora, dal volto inespressivo, avvicinarsi a me con un cappello o un cappotto di un fiammeggiante color porpora, come uno di quei tramonti incredibili di Turner. Mi sento tentato di chiederle, immaginando che stia andando a un ballo in maschera, da cosa si sia vestita. Forse le farei un torto.
Forse arde in lei una carità così gloriosa, da spingerla a credere che sia giusto agghindarsi come la rosa del mondo. Forse ha molto rimuginato su certi brucianti torti ricevuti e ora è pronta a dare alle fiamme la città di Londra fino a incenerirla. Sarebbe una spiegazione decisamente ragionevole.
Ma in mancanza di questo plausibile motivo, a me sorge il vago sospetto suntuario che sia uno spreco di rosso, uno spreco di sangue e fuoco, uno spreco del più glorioso tra i colori che Dio ha donato ai nostri occhi.
Però, quando queste vesti rosse vengono assegnate a un cardinale, o anche a un soldato o a un giudice, esse ricevono davvero un incremento di brillantezza per il fatto che hanno un significato. Ciò accade perché la tradizione che veste queste figure l'abbiamo ereditata dall'antico sistema simbolico e quel sistema permea l'intero sistema medievale.
Le figure colorate di Chaucer sono vivacemente colorate perché i loro colori significano qualcosa, così come significano qualcosa i colori dell'araldica. Ma quel sistema, di cui l'araldica fu l'emblema, è così distante da noi che adesso risulta necessario dilungarsi in una lunga spiegazione come questa per cominciare a vedere cosa ciò significasse per gli uomini del medioevo.