Pastorale giovanile (da Romano Guardini)
H.-B.Gerl, Romano Guardini. La vita e l’opera, Morcelliana, Brescia, 1988, pp.118-119.
Guardini stesso conferma la scelta del metodo di guida dei giovani: chiarezza in ciò che è fondamentale del cristianesimo, responsabilizzazione nell’attuazione, aderenza ai problemi del proprio tempo.
R.Guardini citato in E.Tewes (ed.), Ansprachen, Vorträge und Artikel von und über Romano Guardini, s.i.e., München, 1997, pp.5ss.
Allora [nel 1920, all’età di 35 anni circa, quando Guardini si recò per la prima volta al castello di Rothenfels per partecipare alla seconda giornata nazionale del Quickborn, organizzato dalla Jugendbewegung, Movimento della Gioventù] si riversò nella mia vita una potente ondata di quello che si definisce movimento giovanile, eppure io stesso non ero più così giovane [...] In mezzo all’individualismo era sbocciata una sensibilità per gli altri, dalla quale nasceva la capacità di godere della vita comunitaria e di assumersi responsabilità per essa. D’altro canto però non vi era ancora l’appiattimento e la violenza delle collettivizzazioni che in seguito sarebbero sorte, ma al contrario fioriva ovunque una viva sensazione di libertà che permetteva di conservare la propria indipendenza rispettando quella dell’altro. Fu veramente un’ora culminante nello sviluppo della storia, un’ora “tra le epoche” la cui pienezza interiore oggi fa un’impressione del tutto inverosimile.
Guardini stesso conferma la scelta del metodo di guida dei giovani: chiarezza in ciò che è fondamentale del cristianesimo, responsabilizzazione nell’attuazione, aderenza ai problemi del proprio tempo.
R.Guardini citato in E.Tewes (ed.), Ansprachen, Vorträge und Artikel von und über Romano Guardini, s.i.e., München, 1997, pp.5ss.
Allora [nel 1920, all’età di 35 anni circa, quando Guardini si recò per la prima volta al castello di Rothenfels per partecipare alla seconda giornata nazionale del Quickborn, organizzato dalla Jugendbewegung, Movimento della Gioventù] si riversò nella mia vita una potente ondata di quello che si definisce movimento giovanile, eppure io stesso non ero più così giovane [...] In mezzo all’individualismo era sbocciata una sensibilità per gli altri, dalla quale nasceva la capacità di godere della vita comunitaria e di assumersi responsabilità per essa. D’altro canto però non vi era ancora l’appiattimento e la violenza delle collettivizzazioni che in seguito sarebbero sorte, ma al contrario fioriva ovunque una viva sensazione di libertà che permetteva di conservare la propria indipendenza rispettando quella dell’altro. Fu veramente un’ora culminante nello sviluppo della storia, un’ora “tra le epoche” la cui pienezza interiore oggi fa un’impressione del tutto inverosimile.