Io mi godo il mio Dio che m'ha dato finalmente un mestiere col quale posso divertirmi tanto senza mai declassarmi neanche un attimo (da don Lorenzo Milani)
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Da una lettera di don Milani a sua madre, San Donato di Calenzano, 29.8.1949, tratta da L. Milani, «Lettere alla madre», Mondadori, Milano 1977, p. 68
Anche stanotte l'ho passata da una mamma di sei figlioli che muore di cancro. Per strada, come spesso accade, ho incontrato la fiumana della gente che sorte dal cine e dal ballo e dal gioco. Mi chiamano magari allegramente ma poi si ricordano perché son fuori io e restano ghiacciati, almeno i più sensibili.
E allora io mi godo il mio Dio che m'ha dato finalmente un mestiere col quale posso divertirmi tanto senza mai declassarmi neanche un attimo.
Perché c'è da divertirsi, sai. Io partecipo con tutta l'anima e non molto meno passione dei direttamente interessati sia per le tragedie di fuori che per tragedie di dentro, ma in genere sono più calmo di loro sia per la fede sia per la pratica e così ho sempre anche il tempo di tendere occhi e orecchie ai volti e alle parole per capire mentalità e mondi e questo mi vale tutti i cine e tutti i teatri e i romanzi del mondo.
Stasera uno dei figlioli mentre la mamma spirava pregando, ha alzato il pugno minaccioso verso la litografia della Madonna: "Non me l'hai voluta fare la grazia! Ricordatene eh!". Col tono di: "Me la pagherai!". E poi dicono che non c'è più fede!