Mitraismo e cristianesimo (da Ruggero Iorio)
(da un'intervista di Roberto Berretta a Ruggero Iorio, pubblicata da Avvenire del 25/3/1999 con il titolo "Ma Cristo non ha copiato Mitra")
Quale fu il rapporto fra mitraismo e cristianesimo?
I Padri della Chiesa, da Tertulliano a Origene fino ad Agostino e Girolamo, non dedicano particolari attenzioni al mitraismo. Perché, alla fine, Mitra non fece paura a nessuno, se non a gruppi limitati; i mitrei in fondo sono piccole confraternite. L'insieme delle realtà misteriche però procurava confusione tra i cristiani e quindi c'era bisogno di una contro-informazione corretta. Mitra non è dunque visto dagli apologeti come antagonista pericoloso, ma dà caso mai l'opportunità di chiarire qualche aspetto del cristianesimo.
Il mitraismo - lei scrive - s'avvicina molto alle sette gnostiche.
È la salvezza dei pochi, è la sapienza riservata al gruppetto degli iniziati. Molta confusione tra Mitra e Cristo deriva proprio dal fatto che a Roma parecchi conobbero il cristianesimo attraverso alcune sue sette ereticali. Il mitraismo, per esempio, s'accosta pure al manicheismo nella contrapposizione tra bene e male, tra luce e tenebre. E soprattutto al pelagianesimo: vedi l'impegno del fedele a dare «buon esempio», il che riduce la religione a una morale senza necessità della grazia né della croce. Ancora una volta il dio diventa un superuomo, un eroe. In altre parole: mentre il seguace di Mitra è tenuto a praticare un certo culto perché esso costituisce in se stesso la garanzia della salvezza, per il cristiano la redenzione è adesione a una persona, cosa radicalmente diversa. Il paradosso del mio studio, pertanto, è che non può e non poteva esserci una «concorrenza» vera tra Mitra e Cristo.
Quale fu il rapporto fra mitraismo e cristianesimo?
I Padri della Chiesa, da Tertulliano a Origene fino ad Agostino e Girolamo, non dedicano particolari attenzioni al mitraismo. Perché, alla fine, Mitra non fece paura a nessuno, se non a gruppi limitati; i mitrei in fondo sono piccole confraternite. L'insieme delle realtà misteriche però procurava confusione tra i cristiani e quindi c'era bisogno di una contro-informazione corretta. Mitra non è dunque visto dagli apologeti come antagonista pericoloso, ma dà caso mai l'opportunità di chiarire qualche aspetto del cristianesimo.
Il mitraismo - lei scrive - s'avvicina molto alle sette gnostiche.
È la salvezza dei pochi, è la sapienza riservata al gruppetto degli iniziati. Molta confusione tra Mitra e Cristo deriva proprio dal fatto che a Roma parecchi conobbero il cristianesimo attraverso alcune sue sette ereticali. Il mitraismo, per esempio, s'accosta pure al manicheismo nella contrapposizione tra bene e male, tra luce e tenebre. E soprattutto al pelagianesimo: vedi l'impegno del fedele a dare «buon esempio», il che riduce la religione a una morale senza necessità della grazia né della croce. Ancora una volta il dio diventa un superuomo, un eroe. In altre parole: mentre il seguace di Mitra è tenuto a praticare un certo culto perché esso costituisce in se stesso la garanzia della salvezza, per il cristiano la redenzione è adesione a una persona, cosa radicalmente diversa. Il paradosso del mio studio, pertanto, è che non può e non poteva esserci una «concorrenza» vera tra Mitra e Cristo.