Il tomista era libero di essere aristotelico, e non costretto a essere agostiniano (da G.K. Chesterton)
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Da G.K. Chesterton, San Tommaso (non è stato possibile verificare la fonte della citazione)
Il movimento tomistico in metafisica, così come il movimento francescano nella morale e nel comportamento, fu un'espansione e una liberazione, fu decisamente uno sviluppo della teologia cristiana dall'interno: decisamente non fu un contrarsi della teologia cristiana sotto la spinta di influenze pagane e nemmeno umane. Il tomista era libero di essere aristotelico, e non costretto a essere agostiniano. Ma egli era anche più che un teologo; più che un teologo ortodosso; più che un dogmatico, avendo ristabilito tramite Aristotele il più provocatorio di tutti i dogmi, lo sposalizio di Dio con l'uomo e dunque con la materia. Non si può capire la grandezza del tredicesimo secolo, se non si comprende che fu una grande crescita di cose nuove prodotte da una cosa viva. In questo senso fu davvero più libero e aperto di ciò che chiamiamo Rinascimento, che fu una risurrezione di cose vecchie scoperte all'interno di una cosa morta. In questo senso il medievalismo non fu un Rinascimento, ma piuttosto un Nascimento. Non modellò i suoi templi sulle tombe, né richiamò dall'Ade morti dèi. Costruì un'architettura nuova quanto la moderna ingegneria che, senza dubbio, resta tuttora l'architettura più moderna. Che fu seguita nel Rinascimento da un'architettura più antiquata. In questo senso il Rinascimento si potrebbe chiamare la Ricaduta. Si dica ciò che si vuole sul Gotico e sul Vangelo secondo Matteo, ma essi non furono una Ricaduta. Furono una nuova spinta, simile alla spinta titanica dell'ingegneria gotica; la cui forza era in un Dio che rende nuova ogni cosa.