Cristo non proibì di fare il soldato, se ciò fosse necessario per la pace (da Sant’Agostino)
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da Agostino d’Ippona, Epist., 189, 4.6
Non credere che non possa piacere a Dio nessuno il quale faccia il soldato tra le armi destinate alla guerra. Era soldato anche quel centurione di cui il Signore disse: “In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele” (Mt 8,8-10). Era soldato anche quel Cornelio al quale l’angelo rivolse le seguenti parole: “Cornelio, gradite sono state le tue elemosine ed esaudite le tue preghiere” (At 10,1). Erano soldati anche quelli ch’erano andati a ricevere il battesimo da Giovanni (cf. Lc 3,12). Quei soldati gli avevano chiesto che cosa dovessero fare ed egli rispose: “Non fate vessazioni ad alcuno, non fate false denunce ed accontentatevi della vostra paga” (Lc 3,14). Egli dunque non proibì loro di fare il soldato sotto le armi, dal momento che raccomandò loro di accontentarsi della loro paga.
Quando perciò indossi le armi per combattere, pensa anzitutto che la tua stessa vigoria fisica è un dono di Dio; così facendo non ti passerà neppure per la mente di abusare d’un dono di Dio contro di lui. La parola data, infatti, si deve mantenere anche verso il nemico contro il quale si fa guerra; quanto più dev’essere mantenuta verso l’amico per il quale si combatte! La pace deve essere nella volontà e la guerra solo una necessità, affinché Dio ci liberi dalla necessità e ci conservi nella pace! Infatti non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace! Anche facendo la guerra sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi. "Beati i pacificatori" - dice il Signore - "perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Ora, se la pace umana è tanto dolce a causa della salvezza temporale dei mortali, quanto più dolce è la pace divina, a causa dell’eterna salvezza degli angeli! Sia pertanto la necessità e non la volontà il motivo per togliere di mezzo il nemico che combatte. Allo stesso modo che si usa la violenza con chi si ribella e resiste, così deve usarsi misericordia con chi è ormai vinto o prigioniero, soprattutto se non c’è da temere, nei suoi riguardi, che turbi la pace.