È angosciante trovarsi «sotto gelide stelle», in balìa di potenze che ci sono ignote e non ci conoscono. La consapevolezza del progetto di Dio è la fine di quest'incubo (da Giacomo Biffi)
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da Giacomo Biffi, Contro Maestro Ciliegia (non è stato possibile controllare la fonte della citazione)
L’esperienza, che è in noi inevitabile, di sentirci relativi, contingenti, casuali, pesa su noi come un incubo: è angosciante trovarsi - «sotto gelide stelle» - in balìa di potenze che ci sono ignote e non ci conoscono. Ebbene, la consapevolezza del progetto di Dio è la fine di quest'incubo. È la felicità di percepire che io sono e vivo non per il capriccio di forze anonime alle quali sono indifferente, ma in virtù di una trascendente volontà di comunione, che è alla sorgente di tutto. Rimane nondimeno vivacissimo il sentimento della precarietà, cioè la coscienza di essere sempre sospesi sull'abisso del nulla, che è la nostra patria di origine; ma questo sentimento scaturisce non più dalla casualità dell'esistenza, bensì dalla sovrana libertà di un Dio che ha deciso di creare: non "Ho pensato di fabbricarmi da me". Perciò la nostra precarietà non è più angosciata: so di essere per un filo sospeso sul nulla, ma è il filo tenacissimo dell'amore di un Dio fedele.