Trasfigurazione (da Tomás Spidlík)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 17 /02 /2008 - 14:44 pm | Permalink | Homepage
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Dall'intervista di di Giampaolo Mattei al cardinal Tomás Spidlík, apparsa su L'Osservatore Romano del 16/2/2008 con il titolo I tesori della tradizione orientale, ricchezza per la Quaresima


Sul Monte Athos esisteva una scuola per pittori delle icone che assomigliava a un corso di esercizi. I partecipanti dovevano assistere alla liturgia, approfondire le conoscenze sulla fede, la teologia e anche studiare l'arte iconografica. Alla fine dovevano superare una specie di esame di maturità che consisteva nel dipingere l'immagine della Trasfigurazione sul Monte Tabor.

Perché l'icona della Trasfigurazione?

Per dimostrare di essere capaci di osservare il mondo non con gli occhi profani, neanche attraverso le speculazioni razionali, ma proprio di vedere l'universo così come lo videro gli apostoli sul Tabor. La specialità di questa visione taborica è descritta nelle omelie dei padri e di autori bizantini. Il termine greco per trasfigurazione è metamórphosis, letteralmente "cambiamento delle forme". Conosciamo le Metamorfosi di Ovidio. La trasfigurazione di Gesù non poteva avvenire in tal modo. Se avesse cambiato forma, gli apostoli non l'avrebbero riconosciuto. Gli apostoli videro il Salvatore in una nuova luce, una luce spirituale, acquistarono la metánoia, la perfezione della fede. Infatti sulle icone è generalmente rappresentato solo San Pietro che riesce ad afferrarla pienamente dato che, prima di salire sul Tabor, ha confessato: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".