La tentazione di collegarsi al verbo scritto per poter meglio perdere il Verbo vivente (da F. Hadjadj)
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Da F. Hadjadj, La fede dei demoni (non è stato possibile controllare la fonte della citazione)
Satana utilizza la parola di Dio per tentare Colui che è la Parola di Dio in persona. Adopera la lettera delle Scritture per corromperne lo spirito, e lo fa con una grande pertinenza, con un senso dell'opportunità che indubbiamente lascerebbe sconcertati quei protestanti che conoscono a memoria numerosi brani della Bibbia e li divulgano per scoraggiare i cattolici meno sapienti. Sola scriptum, questa parola d'ordine piace enormemente al diavolo, se sta a significare le Scritture isolate e separate da Dio.
Satana è un biblista. È un maestro impareggiabile di esegesi storico-critica, un amico di Reimarus e di Wolf, un fratello di Renan e di Loisy, un vero padre per Julius Welhausen. Divide volentieri in più parti la Torah (yahvista, elohista, deuteronomista, e via dicendo), a condizione che ciò gli consenta di mettersi al riparo nei confronti di un'Ispirazione che arreca disturbo; a condizione che si riconduca il testo a sé piuttosto che introdurci all'Altro; a condizione che la lettera, sempre meglio esaminata, resti lettera morta. Non che l'esegesi storico-critica sia di per sé demoniaca, ma segue l'orientamento che si profila nella Tentazione nel deserto: quello di collegarsi al verbo scritto per poter meglio perdere il Verbo vivente.