Unico presbiterio (da Luciano Monari)
Dalla lettera di S.Ecc.mons.Luciano Monari, vescovo di Brescia, a tutti i sacerdoti della diocesi, del 30/11/2007
Un’ultima osservazione. Si accusa un prete, e si accusano nello stesso tempo tutti i preti. Il fatto è tutt’altro che gradevole perché ci sentiamo tutti insieme messi sul banco degli imputati senza che nessuno si sia preoccupato di guardarci in faccia e di misurarsi con noi. Ma forse questa situazione è la conferma di una realtà effettiva sulla quale abbiamo insistito spesso e cioè che tutti i preti di una diocesi costituiscono un unico presbiterio solidale attorno al Vescovo. Naturalmente le responsabilità, sia morali che giuridiche, sono strettamente personali; ma i pesi (così come le gioie) si portano insieme. Né io Vescovo posso tirarmi indietro dicendo: io non c’entro; né può farlo un qualsiasi prete del nostro presbiterio. Questo esige da noi un senso vivo di responsabilità: sappiamo che i nostri comportamenti, buoni o cattivi, ricadono sulle spalle degli altri. Abbiamo il dovere di crescere verso la maturità perché il peso delle nostre immaturità è sopportato da tutti; dobbiamo tendere verso la santità, perché il peso della nostra mediocrità finisce per intristire tutti.
A tutti, però, chiediamo proprio per questo di essere leali. Se ci considerano una cosa sola nel presbiterio, considerino anche tutto il bene che c’è in mezzo a noi.
Un’ultima osservazione. Si accusa un prete, e si accusano nello stesso tempo tutti i preti. Il fatto è tutt’altro che gradevole perché ci sentiamo tutti insieme messi sul banco degli imputati senza che nessuno si sia preoccupato di guardarci in faccia e di misurarsi con noi. Ma forse questa situazione è la conferma di una realtà effettiva sulla quale abbiamo insistito spesso e cioè che tutti i preti di una diocesi costituiscono un unico presbiterio solidale attorno al Vescovo. Naturalmente le responsabilità, sia morali che giuridiche, sono strettamente personali; ma i pesi (così come le gioie) si portano insieme. Né io Vescovo posso tirarmi indietro dicendo: io non c’entro; né può farlo un qualsiasi prete del nostro presbiterio. Questo esige da noi un senso vivo di responsabilità: sappiamo che i nostri comportamenti, buoni o cattivi, ricadono sulle spalle degli altri. Abbiamo il dovere di crescere verso la maturità perché il peso delle nostre immaturità è sopportato da tutti; dobbiamo tendere verso la santità, perché il peso della nostra mediocrità finisce per intristire tutti.
A tutti, però, chiediamo proprio per questo di essere leali. Se ci considerano una cosa sola nel presbiterio, considerino anche tutto il bene che c’è in mezzo a noi.