Attenti al male e all’odio cui date principio, colpirà i vostri figli: liberacene, o Signore (da Giovannino Guareschi)
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da Il pilone, di Giovannino Guareschi (1952)
Don Camillo camminò sull'argine quella sera, poi discese verso il fiume e si fermò in riva all'acqua. Quanti giorni erano passati? Molti, forse: ma cosa conta il tempo?
Il figlio di Peppone era guarito e aveva dimenticato il sasso, ma lo Scartini non aveva dimenticato il suo ragazzino finito così, davanti ai suoi occhi.
Don Camillo guardava l'acqua del grande fiume:
“O tu che raccogli le voci del monte e del piano” sussurrò Don Camillo “tu che hai visto le angosce dei millenni passati e vedi quelle dei nostri giorni, racconta agli uomini anche questa storia. Dì agli uomini: 'Voi che fecondate nel vostro cuore il germe dell'odio, liberate una belva che poi vi sfugge e fa strage delle tenere carni dei corpi. Una belva che di notte corre i campi addormentati e penetra nelle case e poi, all'alba, si unisce al branco che batte le contrade di tutto il mondo'. Dì agli uomini: 'Abbiate pietà dei vostri figli. Dio avrà pietà di voi'”.
Il fiume continuava a portare acqua al mare. Sempre la stessa acqua di cento miliardi d'anni fa. Storie vanno al mare, e storie ritornano dal mare al monte e al piano. E sono sempre le stesse, e gli uomini le ascoltano ma non ne intendono la saggezza. Perché la saggezza è noiosa come i cento e mille e centomila don Camillo che, persa la fiducia negli uomini, parlano all'acqua dei fiumi.