Imparare a memoria un libro, ognuno il suo preferito (da Ray Bradbury)
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da Ray Bradbury, Fahrenheit 451 (non è stato possibile controllare il luogo delle citazioni)
Erano rimasti poi seduti nella molle luce verde senza dire una sola parola per un po', quindi Montag aveva iniziato a parlare del tempo e il vecchio a rispondere con la voce pallida. Fu uno strano incontro, molto tranquillo. Il vecchio ammise di essere stato professore di lettere, prima di essere cacciato ramingo per il mondo, erano ormai quarant'anni, quando l'ultima facoltà di studi umanistici era stata chiusa per mancanza di fondi e sussidi. Si chiamava Faber, quel professore, e quando alla fine cominciò a non aver più paura di Montag, si mise a parlare con voce cadenzata, guardando il cielo, gli alberi, il parco verdeggiante, e dopo un'ora di conversazione recitò qualcosa che Montag capì essere una poesia senza rime. (...)
- Capite, signore, non è delle cose che amo parlare, ma del significato delle cose. E mentre seggo su questa panca e mi guardo intorno so di essere vivo".
Quando eravamo singoli, separati individui, non avevamo che una gran rabbia in corpo (...) Noi siamo la minoranza degli strambi che gridano nel deserto (...) vagabondi all'esterno, biblioteche dentro. Non è una cosa che sia stata progettata fin dal principio. Ognuno aveva un libro che voleva ricordare e che ha ricordato. (...) La cosa più importante che abbiamo dovuto piantarci duramente in testa fu che noi non contavamo, non eravamo importanti, non dovevamo considerarci e non dovevamo essere dei maestri: non dovevamo sentirci superiori a nessuno al mondo. (...) Un giorno, quando la guerra sarà finita, forse potremo essere di qualche utilità.
Chi non crea non può fare a meno di distruggere. E' una cosa antica come la storia e la delinquenza minorile.
-Perché vi siete fidati di me? - disse Montag. Un uomo si mosse nelle ombre dense.
-La tua faccia ci è bastata. (...) Forse non lo sai, ma la tua faccia parla meravigliosamente chiaro."