Il vero proprietario di una casa è colui che ne gode, non colui che la possiede senza goderne (di G. Berkeley)
da George Berkeley, dall'intervento pubblicato sul Guardian, n.49 del 1713. Tradotto da M. Rossi in "L'estetica dell'empirismo inglese", Tomo II, Sansoni, Firenze 1944, p. 771
Quando passeggio per la strada, faccio uso della massima ricordata (cioè, che il vero proprietario di una casa è colui che ne gode, non colui che la possiede senza goderne) per convincermi che sono proprietario della parte più gaia dei cocchi dorati che passano, che considero come divertimenti intesi a dilettare i miei occhi, e mi immagino che quelle persone gentili che stanno sedute in essi in vesti così gaie lo facciano soltanto per farmi un piacere.
Io derivo un piacere reale, mentre essi ne risentono solo uno immaginario, da tutti quegli abbellimenti esteriori.
Per la stessa ragione, ho scoperto di essere il vero proprietario di tutte le collane di diamanti e delle croci e delle stelle e dei broccati e degli abiti ricamati che vedo in teatro o a una serata di gala, perché danno maggiore piacere agli spettatori che a coloro che li portano.
E contemplo i damerini e le signore come tanti pappagallini in una uccelliera, messi lì solo per il mio divertimento.