Handicap: è lo sguardo che va corretto perché alla fatica del vivere di ciascuno non si sommi quella di dover corrispondere allo standard vincente (da Barbara Balzerani)
da Barbara Balzerani, Perché io, perché non tu, Ed. Derive e Approdi, 2009, p. 67
A volte la presa di distanza si nasconde dietro propositi nobili, come l’invito alla prevenzione di una pubblicità-progresso perché a ogni bambino venga riconosciuto il diritto di nascere sano. Non amato, curato, accudito. Sano. Progresso come rimedio di ogni male, come sinonimo di benessere. E chi non ne è beneficiato vuol dire che, per qualche oscuro motivo, non è adatto a usufruirne. Sottaciuta contrapposizione tra un positivo che è ordine di misura con un opposto che non si nomina; non si dice cosa farne se non consegnarlo al senso di colpa e all’errore. Il disadatto si può sopportare con magnanimo spirito di tolleranza, come una specie in via d’estinzione, ma a una certa distanza che è sempre possibile il contagio. Ci sono gli specialisti per questo che nel loro kit hanno anche guanti di lattice e mascherine.
… Ma non è una malattia, non è un errore! È lo sguardo degli altri che va corretto perché alla fatica del vivere di ciascuno non si sommi quella di dover corrispondere allo standard vincente…
Non importa, la sofferenza e la diversità vanno esorcizzate per loro stesse prima ancora che rifiutate negli altri.