Continuità e novità del Vaticano II: l’esempio del “subsistit” (da papa Benedetto XVI)
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da Papa Benedetto XVI – Il Circolo degli studenti – Card. K. Koch, Il Concilio Vaticano II. L’ermeneutica della riforma, LEV, Città del Vaticano, 2013, pp. 95-97
Papa Benedetto XVI:
A proposito di subsistit devo aggiungere due aspetti. La proposta di utilizzare il termine «subsistit» venne da padre Tromp. Questo è già di per sé interessante. Direi […] da una parte essa è più ampia e dall'altra più ristretta del solo termine «est». Subsistit è certo un concetto della filosofia scolastica. La sussistenza è il modo in cui un soggetto esiste in quanto tale. In questo senso la Chiesa cattolica dice che in essa la Chiesa di Cristo sussiste e, in quanto soggetto, è presente concretamente nella storia e quindi non rimane un'idea platonica. In questo senso si tratta di una concretizzazione molto forte. La Chiesa cattolica è sussistenza della Chiesa stessa. D'altro canto essa è al contempo vastità maggiore in quanto in questo modo non si esclude che al di fuori della sussistenza possa esistere una realtà ecclesiale. Per questo si è creato il plurale Chiese accanto allo spazio singolo.
A proposito dello sviluppo drammatico e traumatico postconciliare trovo molto interessanti i ricordi del cardinale Cottier, che come domenicano ha vissuto nei conventi la drammaticità e il trauma della frantumazione della comunità in un modo che il Concilio è stato appunto inteso come rottura, vale a dire che si tentò un rinnovamento interno nella vera linea del Concilio. A titolo di esempio si può costatare qui quanto sia stato distrutto da una falsa ermeneutica del Concilio con l'idea: «Adesso tutto è diverso, adesso siamo uno con il mondo. Adesso non abbiamo bisogno più di ordini, adesso non abbiamo più bisogno di eucaristia - questa la celebriamo come banchetto», e così via. D'altro canto si rende contemporaneamente visibile come la fede rinnovata, ricevuta nuovamente dal profondo, si manifesti in modo nuovo. In questi esempi ci si scontra con la drammaticità, la traumaticità e il rinnovamento, l'intera realtà della disputa di questo tempo. A me pare importante che proprio al di là di tutte le discussioni intellettuali ed esegetiche si guardi a questa realtà e si comprenda che cosa sia veramente lo spirito del Concilio e cosa no.