Il caso regola lo sviluppo dell'universo? (da Cicerone)
da Cicerone, La Natura divina di Cicerone, BUR, Milano, p. 233 ss.
A questo punto non dovrei meravigliarmi se qualcuno fosse convinto che particelle solide e indivisibili siano mosse dalla forza del loro peso e che questo mondo così magnifico e splendido sia il risultato della collisione fortuita degli atomi?
Non capisco perché chi ritiene che ciò abbia potuto verificarsi non pensi anche che, se si mettessero assieme in qualche luogo un numero infinito di modelli delle 21 lettere dell’alfabeto d’oro o di qualche altro materiale, e si gettassero a terra, sarebbe possibile produrre gli Annali di Ennio in modo essi siano poi leggibili; non so se il caso potrebbe riuscire in questo neppure per un solo verso.
Tuttavia, secondo quanto essi asseriscono, il mondo è stato prodotto da particelle prive di colore, di qualunque qualità, di sensibilità, ma che si incontrano per caso e in modo fortuito, o piuttosto, in ogni istante vi è un numero infinito di mondi, alcuni che nascono, altri che periscono; e se la collisione degli atomi può creare il mondo, perché non può produrre un portico, un tempio, una casa, una città, che sono lavori meno faticosi, e molte altre opere più facili?
Senza dubbio essi parlano così a vanvera del mondo che mi sembra che non abbiano mai contemplato questa straordinaria bellezza del cielo.