Divorzio e matrimonio: quando due uomini si incontrano non si chiedono a vicenda: “Come stai?”, bensì: “Con chi stai?”. Nessuno pensa che si possa frequentare una donna senza che ci sia dietro una qualche storia. Se parli di castità, i più educati ti guardano increduli, gli altri si mettono a ridere (da Leonardo Mondadori)
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da Leonardo Mondadori, in L. Mondadori - V. Messori, Conversione. Una storia personale, Mondadori, Milano, 2010. 77-78; 87; 88; 91-92; 92-93
Ora lo vedo con molta chiarezza. È inutile che cerchino di banalizzare il divorzio, di teorizzare famiglie allargate o plurime sempre e comunque serene. In realtà, qui c’è un dramma che ha costi insondabili per tutti coloro che ne sono coinvolti. Sofferenze, per giunta, quasi sempre rimosse e negate, perché questo esige la mentalità da liberal cui occorre adeguarsi per avere diritto di cittadinanza fra i “moderni”. So bene di toccare un tema impopolare, soprattutto nel mio ambiente. In un’epoca in cui è crollato il valore della indissolubilità dell’incontro fra un uomo e una donna e in cui è venuta meno la consapevolezza che la famiglia è innanzitutto un’istituzione finalizzata al dono della vita, parlare di prospettiva cristiana del matrimonio è diventata un’impresa temeraria. Eppure, la fedeltà, la comprensione, l’accettazione, il perdono reciproci, l’apertura alla fecondità restano degli ideali che, se fossero vissuti nella pratica, ridarebbero a molti una gioia insperata. Quando qualcuno si stupisce che parli in questo modo uno come me, che di famiglie sfasciate ne ha due alle spalle, non ho difficoltà a replicare: è proprio per questo che parlo, ora che ho capito - anche se tardi - quale sia la natura, quali siano i fini dell’unione matrimoniale in quella prospettiva religiosa che non è affatto anacronistica come pensano molti e della quale, sulla base di ciò che ho patito e fatto patire, vedo la saggezza.
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Ci sono voluti tempo, pazienza, buona volontà da parte di tutti, ma l’obiettivo ne valeva la pena: recuperare, cioè, un buon rapporto fra noi tre genitori per dare ai figli il senso di una continuità. Così, ai ragazzi non dedico soltanto parte delle vacanze estive o invernali, com’è purtroppo costretto a fare chi, dopo un divorzio, si sia risposato. La mia libertà affettiva, dovuta alla rinuncia a crearmi una nuova famiglia, mi consente di essere sempre a disposizione: per i miei figli cerco di essere un punto di riferimento quotidiano, continuo.
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Siamo abituati, tutti e quattro, a chiamarci a ogni ora del giorno e della notte. Quando sono all’estero, con lo sfasamento dei fusi orari mi capita di ricevere le loro telefonate nei momenti più impensati. Il “mestiere di padre” io lo intendo così: disponibilità totale e priorità per loro. Che non significa, intendiamoci, indulgenza totale. Anzi, cerco di contrastare uno dei più perniciosi errori della cultura moderna: pensare, cioè, che tutto sia lecito e che ogni desiderio debba essere subito esaudito, magari senza fatica. Di recente, come regalo ho fatto confezionare per loro un bel cofanetto e dentro ho messo libri sicuri, di formazione religiosa.
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«Mi godo una solitudine che, un tempo, era impensabile per me. Impensabile era, soprattutto [...], l’idea di poter vivere senza avere una donna accanto».
[V. Messori:] Questa sua scelta di ritrovato celibato provoca incredulità e, forse, qualche sarcasmo, in un ambiente dove, dice, «quando due uomini si incontrano non si chiedono a vicenda: “Come stai?”, bensì: “Con chi stai?”. Nessuno pensa che si possa frequentare una donna senza che ci sia dietro una qualche storia. Se parli di castità, i più educati ti guardano increduli, gli altri si mettono a ridere».
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[V. Messori:] Allora, però (è sempre Mimma che lo ricorda), le amanti non mettevano in discussione «la sacralità della famiglia e la venerazione per la madre dei propri figli». Oggi, si preferisce andare dall’avvocato per il divorzio, a proposito del quale già riferimmo che ne pensi Leonardo, nel suo cattolicesimo estraneo a ogni velleità di revisionismo etico. Quando lo richiese, per il matrimonio con Paola (l’unico esistente, secondola Chiesa, che non riconosce le nozze solo civili), era ben lontano da preoccupazioni religiose.
Ora che “ha visto”, ora che la sua prospettiva è così cambiata, si è convinto che quel divorzio “non conta”; che, malgrado la sentenza di un tribunale e la non convivenza, è ancora sposato alla madre della figlia, Paola. Tanto da arrivare a una sorta di paradosso: «Vedo con chiarezza che, se andassi con un’altra donna, commetterei adulterio verso di lei. Ebbene, Paola stessa non riesce a capire, sorride di questa che considera una stranezza...».