Il Natale viene da Mitra o dal Sol invictus? (da G.K. Chesterton)
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da G.K. Chesterton, La nonna del drago e altre serissime storie, Guerrino Leardini, Macerata Feltria, 2011, pp. 124-125 (da I mostri e il medioevo, The Common Man, 1950)
Naturalmente, il primo sproposito è quello comicissimo al quale studiosi come il Frazer [George James Frazer] hanno prestato, o meglio impegnato la loro autorità. Voglio dire l’idea assurda che nell’ambito della immaginazione gli uomini abbiano bisogno di copiare uno dall’altro. Le poesie e le favole poetiche tendono un poco a rassomigliarsi, non perché gli Ebrei siano in realtà dei Caldei, o perché i Cristiani siano in fondo dei Pagani, ma perché gli uomini sono uomini. Nonostante le tendenze del pensiero moderno, esiste ciò che si chiama l’uomo, ed esiste anche la fraternità umana. Chiunque abbia guardato sul serio la luna potrà averla chiamata vergine e cacciatrice, senza avere mai sentito parlare di Diana.
Chiunque abbia guardato il sole può averlo chiamato il dio degli oracoli e delle guarigioni, senza avere sentito parlare di Apollo. L’innamorato che passeggia in un giardino paragona la donna ad un fiore, non ad un piccolo ragno; sebbene anche il ragno sia creatura di Dio, e nel campo della cultura e della locomozione abbia vari punti di vantaggio sui fiori. Ad ascoltare certe persone, si dovrebbe credere che l’amore dei fiori ci sia stato imposto da qualche antica tradizione sacerdotale, e che l’amore verso i ragni sia stato vietato da qualche terribile tabù ancestrale. [...]
Così, quando i professori ci dicono che i Cristiani hanno “preso a prestito” questa favola o quel mostro dai pagani, è come dire che il muratore “ha preso a prestito” i mattoni dalla terra rossa, oppure che il chimico s’è fatto “prestare” gli esplosivi dalle sostanze chimiche; oppure che i costruttori gotici di Lincoln o di Beauvais hanno “preso a prestito” l’arco acuto delle finestrelle a feritoia dei Mori. Sarà vero che l’hanno preso a prestito, ma (in nome del cielo!) l’hanno anche restituito.