Il Credo è unificazione di significati che salva l'uomo dalla frammentarietà insignificante dell'esistenza (da Paolo Asolan)
da Paolo Asolan, Per una più consapevole e vigorosa adesione al vangelo, Lateran University Press, in corso di pubblicazione
Il senso di intima unità e di trascendente significazione che il Simbolo della fede trasmette alla vita degli uomini – legandola, come fa, alla vita stessa di Dio – è un dono che la Chiesa può a sua volta offrire agli uomini post-moderni.
In particolare, questa “unificazione di significato” – che avviene per la relazione che viene a stabilirsi tra la nostra esistenza (personale e comunitaria) e Dio, grazie alla fede – è questione di grande urgenza, perché
«viviamo [così] frammentati e dispersi tra miriadi di informazioni, conoscenze e saperi che quando affrontiamo un aspetto della nostra vita è come se di tutti gli altri non avessimo più memoria, quasi non esistessero. Facciamo riferimento a logiche (esperienze) autonome fra loro, praticamente non comunicanti, perché non integrate in un sistema di valori onnicomprensivo. Ci comportiamo come se non avessimo un'ipotesi esistenziale che ci renda capaci di interpretare unitariamente il reale»[1].
Ora, l'“ipotesi esistenziale” offerta dalla fede proclamata dalla Chiesa è Gesù Cristo stesso, così come Lui è, e come Lui ha voluto consegnarsi a noi: trascendente e irriducibile alle leggi di tutti i sistemi sociali possibili e a tutte le teorie antropologiche immaginabili.
Giacché Gesù non è un’ideologia, o un’etica, o il prodotto di un consenso democratico o di un’imposizione autoritaria o di una creazione fantasiosa, ma Dio venuto a vivere con noi e in noi (cfr. Gaudium et spes, n. 22).
Durante il cammino della loro esistenza, gli uomini (battezzati o non battezzati che siano) sperimentano sempre più confusamente questa Presenza, a cui spesso non sanno dare un nome. Hanno bisogno della Chiesa per darLe un nome: Gesù Cristo, che è il principio e il compimento dell’unità che cerchiamo con noi stessi, in noi stessi, col nostro popolo e con tutti i popoli, col nostro passato e il nostro futuro.
Note al testo
[1] A. Scola, Desiderare Dio. Chiesa e post-modernità, in E. Belloni e A. Savorana (a cura di), Il cuore desidera cose grandi, Bur, Milano 2010, pp. 42-43.