Cristo, non il bene (da P. Asolan)
da Paolo Asolan, Per una più consapevole e vigorosa adesione al vangelo, Lateran University Press, in corso di pubblicazione
Nel suo «Breve racconto sull’Anticristo», Solov’ev fa vedere in modo narrativo e convincente quanto è facile allontanarsi da Cristo scegliendo nientemeno che il bene, ma non Cristo. E, tuttavia, il bene (come il bello e il vero) può ingannare se non ci rende conformi a Cristo: può anche nascondere un suo tradimento. Persino l’unità tra i popoli e le religioni (perseguita ossessivamente e con grande dispiegamento di mezzi dall’Anticristo) può rivelarsi un inganno.
La salvezza attuata dall’Anticristo è una parodia, essendo una salvezza intesa come annullamento solo esteriore dei conflitti e quindi falsificazione del vangelo, che invece si rivolge al cuore dell’uomo e da qui compie le sue rivoluzioni: quindi falsificazione della vita e dell’essere stesso. Anche una certa politica di unità (politically molto correct) svela alla fine l’inconsistenza di tutto ciò che non è unito da, per e con Cristo.
Secondo Solov’ev «l’unità si realizza quando il centro dell’essere umano si unisce con l’essere vero, quando passa nel mondo trascendente assoluto»[1].
Note al testo
[1] M. Tenace, L’Anticristo: il racconto del falso bene, in G. Piovesana - M. Tenace, L’Anticristo, con la traduzione del saggio di Solov’ev, Lipa, Roma 1995, p. 76.