La tradizione è un tesoro: lo si perde a causa di qualche sciocca disputa doganale (da A. Buckenmaier)
dalla relazione Alcune annotazioni sul “ruolo pubblico” della Chiesa a partire dall’Enciclica Caritas in veritate, tenuta da A. Buckenmaier in Polonia, a Bydgoszcz, il 12 giugno 2012
«È un peccato, semplicemente un peccato per la Tradizione andata a marcire. Sì, essa marcisce là fuori davanti alla porta come un carico di prezioso nutrimento, a cui la popolazione deve rinunciare a causa di qualche disputa doganale. La Tradizione va a morire davanti alle barriere di una presuntuosa sopravvalutazione della contemporaneità».
Gentili Signore e Signori, nell'anno 1993 lo scrittore tedesco Botho Strauβ[1] esprimeva in questa maniera la sua preoccupazione per la perdita della Tradizione, per una sua interruzione; la sua preoccupazione che quanto di valido hanno radunato intere generazioni prima di noi, hanno purificato e reso utilizzabile, vada a marcire, se ne stia lì inutilizzato. Questo pericolo non è certamente diminuito negli ultimi vent'anni, in cui con le grandi innovazioni tecniche della comunicazione, con Internet, le E-mail, le Video-conferenze, twitter, facebook e altro, la rete sincronica, la comunicazione trasmessa in contemporaneità è divenuta senza confini.
Botho Strauβ dice: Essa viene sovrastimata, se non viene integrata con una comunicazione diacronica, uno scambio di corrispondenza con il "carico" della storia e - possiamo aggiungere - non viene vagliata, esaminata con esso.
Nel suo primo discorso di Natale davanti alla Curia Romana nel dicembre 2005, Benedetto XVI descriveva la Chiesa come «un Soggetto che con il tempo cresce e si sviluppa, ma in ciò rimane sempre se stesso, il Popolo di Dio come l'unico soggetto sul suo cammino». Questa regola ermeneutica, che nell'attuale communio della Chiesa sincronicamente e nella Tradizione del popolo di Dio per così dire diacronicamente cerca le risposte alle questioni di oggi, corrisponde all'autocomprensione della Chiesa.
Note al testo
[1] Botho Strauβ, Anschwellender Bocksgegang, in “Der Spiegel”, n. 6, 1993, 2007.