Su Erri De Luca, In nome della madre: nota filologica sul nome ebraico di Gesù (G.A.)
Nella sua recente opera Erri De Luca (E.De Luca, In nome della madre, Feltrinelli, Milano, 2006) nel desiderio di restituire l’originale ebraico fa chiamare a Iosef ed a Miriàm il loro bambino Ieshu. Iosef spiega che gli è stato ordinato quel nome dall’angelo – nella notte in cui dovevo decidere di noi dopo il nostro incontro (In nome della madre, p.56).
Gesù, però, non si è mai chiamato Ieshu. Ieshu e una abbreviazione, di tarda origine rabbinica, per Yimah shmo vezikhro (il suo nome e il suo ricordo siano annullati). Ieshu è cioè una storpiatura del nome nata successivamente in contesto polemico.
Il nome ebraico che Gesù ha portato è stato, invece, Ieshua, forma tardiva conosciuta nell’età intertestamentaria per il più antico Ioshua. Già nella versione greca della Bibbia, nota come la LXX, opera del giudaismo ellenistico del III secolo a.C. – è difficile comprendere il disprezzo della cultura greca che impedisce a taluni appassionati della cosiddetta mentalità semitica di accorgersi che il giudaismo antico non vedeva alcuna irriducibilità linguistica fra l'ebraico ed il greco – Ioshua, il nostro Giosué che succede a Mosè alla guida del popolo che si affaccia alla terra promessa, è tradotto dai rabbini in greco con Iesous, lo stesso nome greco di Gesù nel Nuovo Testamento. La stessa equivalenza troviamo nella forma ebraica ed in quella greca della firma che segue Sir51, 30 – nel testo ebraico, che solo nel secolo scorso è stato riscoperto facendoci conoscere l’originale di un testo che si pensava fosse stato scritto direttamente nel greco della LXX, troviamo Ieshua, figlio di Eleazaro, figlio di Sira, che nel greco è tradotto con Iesous (il nome compare anche in Lc3,29?).
Su tutto questo, cfr. fra i tanti testi possibili, W.Baur, A greek-english Lexicon of the New Testament and other Early Christian Literature, Chicago and London, 1979, p.373-374.
Gesù, però, non si è mai chiamato Ieshu. Ieshu e una abbreviazione, di tarda origine rabbinica, per Yimah shmo vezikhro (il suo nome e il suo ricordo siano annullati). Ieshu è cioè una storpiatura del nome nata successivamente in contesto polemico.
Il nome ebraico che Gesù ha portato è stato, invece, Ieshua, forma tardiva conosciuta nell’età intertestamentaria per il più antico Ioshua. Già nella versione greca della Bibbia, nota come la LXX, opera del giudaismo ellenistico del III secolo a.C. – è difficile comprendere il disprezzo della cultura greca che impedisce a taluni appassionati della cosiddetta mentalità semitica di accorgersi che il giudaismo antico non vedeva alcuna irriducibilità linguistica fra l'ebraico ed il greco – Ioshua, il nostro Giosué che succede a Mosè alla guida del popolo che si affaccia alla terra promessa, è tradotto dai rabbini in greco con Iesous, lo stesso nome greco di Gesù nel Nuovo Testamento. La stessa equivalenza troviamo nella forma ebraica ed in quella greca della firma che segue Sir51, 30 – nel testo ebraico, che solo nel secolo scorso è stato riscoperto facendoci conoscere l’originale di un testo che si pensava fosse stato scritto direttamente nel greco della LXX, troviamo Ieshua, figlio di Eleazaro, figlio di Sira, che nel greco è tradotto con Iesous (il nome compare anche in Lc3,29?).
Su tutto questo, cfr. fra i tanti testi possibili, W.Baur, A greek-english Lexicon of the New Testament and other Early Christian Literature, Chicago and London, 1979, p.373-374.