La lungimiranza di chi costruì il Colonnato di San Pietro e l’intera Basilica

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 07 /01 /2007 - 01:15 am | Permalink | Homepage
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La mostra Petros enì (Pietro è qui, dal nome dell’antico graffito di un pellegrino giunto alla Tomba di Pietro nella Necropoli che è sotto l’attuale Basilica), realizzata per il cinquecentesimo della posa della prima pietra della Basilica, si conclude con una sala dedicata ad alcuni santi “poveri” che hanno manifestato proprio a Roma il loro amore a Pietro ed ai suoi successori: Francesco d’Assisi, Teresa di Lisieux, Teresa di Calcutta. La mostra ci invita così a gettare un ponte fra il passato ed il presente.

Non avrebbe stonato, insieme a queste testimonianze straordinarie, una sala che mostrasse la lungimiranza di chi ha pensato l’intera Basilica ed il Colonnato per la vita ordinaria degli uomini. Sono luoghi per la vita del popolo di Dio, per la Chiesa cattolica tutta, per la Chiesa di Roma e per i suoi pellegrini, per coloro che, anche non cattolici o addirittura non cristiani, sentono un legame con questa Sede.

Il tempo sta dimostrando che chi li ha progettati e realizzati non ha compiuto un’opera di sfarzo ed opulenza, ma ha creato qualcosa di necessario per la vita.

Basilica di San Pietro durante il Concilio Vaticano II


Perché non mostrare ai visitatori della mostra la Basilica nei due Concili Vaticani, il primo che si tenne nel transetto destro ed il secondo che occupò l’intera navata centrale? Che grazia un luogo per un Concilio!

Ancora il Vaticano II nella Basilica


E quante volte ci riversiamo – ed il mondo intero con noi romani – in quella piazza ed in quella Basilica per la festa ed il pianto. Come non ricordare l’omaggio e la preghiera per la morte di Giovanni Paolo II ed i suoi funerali.



Ma non avviene questo per ogni elezioni e per ogni passaggio al cielo di un Pontefice? Quale romano non conosce il correre verso quella piazza, quando la fumata è attesa e, ancor più, quando le campane cominciano a suonare a festa?

Funerali Giovanni Paolo II


E se la porta di Giacomo Manzù, la straordinaria Porta della morte, segna il passaggio del corpo ormai morto del Pontefice, la celebrazione della speranza e della consolazione ha bisogno di quella piazza benedetta e della sua Basilica.

Funerali Giovanni Paolo II 3


Mi hanno raccontato del 4 giugno 1944, quando Roma intera venne in piazza per ringraziare Pio XII, il Defensor civitatis, l’unica autorità che non lasciò Roma quando tutti i responsabili civili fuggirono per l’arrivo dei nazisti. Sapeva bene della possibilità di un rapimento, della possibilità di essere ucciso. Ma guidò la città dal Palazzo apostolico, favorendo l’accordo fra alleati e nazisti perchè non si combattesse in Roma casa per casa e l’ingresso dei liberatori avvenisse a ritiro tedesco già completato. Anche quel giorno, quel 4 giugno, Roma era lì, in quella piazza.

E’ la nostra piazza, il nostro colonnato, la nostra Basilica. Forse oggi sarebbe difficile trovare qualcuno capace di un coraggio analogo, se l’impresa già non fosse fatta. Ma chi la fece, da Giulio II ai Papi barocchi, da Michelangelo al Bernini, è con lungimiranza che realizzò ciò che permette oggi a noi di vivere. Non è inutile ricordarlo, nell’esprimere la nostra gratitudine. E che il Signore ci renda sempre prodighi, verso le generazioni che verranno, anche nel costruire luoghi che siano un giorno dono per loro.

N.B. Le foto aeree dei funerali di Giovanni Paolo II sono state scattate da Massimo Sestini del I Reparto Volo della Polizia di Stato e sono concesse solo a scopo giornalistico. Li ringraziamo di queste immagini che sono memoria della nostra vita.