La cresima, il suo profumo e l’olio di letizia che fa brillare il volto dell’uomo (di A.L.)
Per capire qualcosa della confermazione è bene rifarsi alla Messa crismale. Si sottolinea che l’olio «fa splendere di gioia il nostro volto». L’unzione dell’olio, nel battesimo e nella confermazione, «ha fatto riapparire sul volto dell’uomo la tua [di Dio] luce gioiosa», l’immagine di Dio che brillava nell’uomo e che era stata sfigurata dal peccato.
L’originale latino, riferendosi al cantare di Davide nei salmi, recita precisamente vultos nostros in oleo exhilarandos. Ed ancora: l’unzione del battesimo ci rende iucundos ac serenos.
L’olio è “olio di letizia”, “di esultanza” (si leggono nella Messa crismale Is 61, nel quale si proclama che Dio darà “olio di letizia invece di abito di lutto”, e Lc 4, dove l’unzione è subito legata all’essere portatori del “lieto annunzio”).
Si canta inoltre, nell’Inno O redemptor: «L’unzione del crisma rinnovi gli uomini tutti e la loro dignità ferita ritorni all’antico splendore». Ed ancora: «Rivesti di luce – praesta lucem - chi riceve l’unzione del crisma».
Si riceve cioè bellezza di vita e gioia e, per questo, non si può non annunziarla poi ad altri. Come afferma la Lettera ai Romani: «Ho creduto, perciò ho parlato». Non due momenti successivi, ma contemporanei: credere e parlare. La missione, cioè, dentro la scoperta della meraviglia di ciò che si è ricevuto.
Questa luce e bellezza sono collegate con il Battesimo di Cristo, afferma ancora la Messa crismale: «In Lui, tuo Figlio, dimora tutta la tua compiacenza». Il battesimo al Giordano è conferma da parte di Dio del suo compiacimento per il Figlio: «È il mio Figlio, quello che amo!». Non un annuncio proclamato all’inizio e poi dimenticato, ma la fierezza del Padre per il suo Figlio.
Così la confermazione è il rinnovato assenso di Dio alla nostra vita di figli. Ed è, per questo, che il suo sostegno perdura: «La mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza» (dal Salmo 88 della Messa crismale)
È insieme annuncio della vera consacrazione. È, cioè, il dono del sacerdozio comune, la possibilità di offrire la vita a Dio, di fargli dono di noi stessi. Ed in questa offerta è implicita anche la croce, la possibilità di seguire Dio sulla via del Cristo, pregando: «Sia fatta la tua volontà».
«Questa unzione li penetri e li santifichi perchè... spandano il profumo – redolescant - di una vita santa» - afferma ancora la Messa crismale. Nella presentazione abituale del crisma, così come sovente la catechesi la porge, il simbolismo del profumo non viene mai sottolineato e, purtroppo, scompare. Vi insiste, invece, la liturgia, nella presentazione di questo profumo che si diffonde e riempie di sé l’aria.
Si potrebbe dire, infine, che l’iniziazione non è istantanea, non è data dal solo battesimo, ma include in sé uno sviluppo, un cammino e, soprattutto, l’ulteriore grazia di Dio che deve ancora sopraggiungere, pur essendo già data in anticipo.
L’originale latino, riferendosi al cantare di Davide nei salmi, recita precisamente vultos nostros in oleo exhilarandos. Ed ancora: l’unzione del battesimo ci rende iucundos ac serenos.
L’olio è “olio di letizia”, “di esultanza” (si leggono nella Messa crismale Is 61, nel quale si proclama che Dio darà “olio di letizia invece di abito di lutto”, e Lc 4, dove l’unzione è subito legata all’essere portatori del “lieto annunzio”).
Si canta inoltre, nell’Inno O redemptor: «L’unzione del crisma rinnovi gli uomini tutti e la loro dignità ferita ritorni all’antico splendore». Ed ancora: «Rivesti di luce – praesta lucem - chi riceve l’unzione del crisma».
Si riceve cioè bellezza di vita e gioia e, per questo, non si può non annunziarla poi ad altri. Come afferma la Lettera ai Romani: «Ho creduto, perciò ho parlato». Non due momenti successivi, ma contemporanei: credere e parlare. La missione, cioè, dentro la scoperta della meraviglia di ciò che si è ricevuto.
Questa luce e bellezza sono collegate con il Battesimo di Cristo, afferma ancora la Messa crismale: «In Lui, tuo Figlio, dimora tutta la tua compiacenza». Il battesimo al Giordano è conferma da parte di Dio del suo compiacimento per il Figlio: «È il mio Figlio, quello che amo!». Non un annuncio proclamato all’inizio e poi dimenticato, ma la fierezza del Padre per il suo Figlio.
Così la confermazione è il rinnovato assenso di Dio alla nostra vita di figli. Ed è, per questo, che il suo sostegno perdura: «La mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza» (dal Salmo 88 della Messa crismale)
È insieme annuncio della vera consacrazione. È, cioè, il dono del sacerdozio comune, la possibilità di offrire la vita a Dio, di fargli dono di noi stessi. Ed in questa offerta è implicita anche la croce, la possibilità di seguire Dio sulla via del Cristo, pregando: «Sia fatta la tua volontà».
«Questa unzione li penetri e li santifichi perchè... spandano il profumo – redolescant - di una vita santa» - afferma ancora la Messa crismale. Nella presentazione abituale del crisma, così come sovente la catechesi la porge, il simbolismo del profumo non viene mai sottolineato e, purtroppo, scompare. Vi insiste, invece, la liturgia, nella presentazione di questo profumo che si diffonde e riempie di sé l’aria.
Si potrebbe dire, infine, che l’iniziazione non è istantanea, non è data dal solo battesimo, ma include in sé uno sviluppo, un cammino e, soprattutto, l’ulteriore grazia di Dio che deve ancora sopraggiungere, pur essendo già data in anticipo.