Desiderio che supera la storia (da C.S. Lewis)
da L’onere della gloria, di Clive Staple Lewis, Lindau, 2011, Torino
Parlando di questo desiderio per la nostra lontana patria, che troviamo anche adesso dentro di noi, sento una certa timidezza. Sto quasi commettendo un’indecenza. Sto cercando di svelare il segreto in ognuno di voi, quel segreto che fa così male che per vendicarvi gli affibbiate nomi come nostalgia, romanticismo e adolescenza; il segreto che si insinua con tanta dolcezza che quando, in ogni conversazione intima, ci si appresta a nominarlo, ci sentiamo a disagio e fingiamo di ridere di noi stessi; il segreto che non possiamo nascondere né rivelare, pur desiderando fare entrambe le cose.
Non possiamo rivelarlo perché è un desiderio di qualcosa che non è mai davvero comparso nella nostra esperienza. Non possiamo nasconderlo perché la nostra esperienza lo suggerisce continuamente, e noi ci tradiamo come si tradiscono gli amanti quando sentono pronunciare un certo nome. Il nostro espediente più comune è chiamarlo bellezza e fingere che questo abbia risolto la questione.
L’espediente di Wordsworth era identificarlo con certi momenti del suo passato. Ma tutto ciò è un inganno. Se Wordsworth fosse ritornato a quei momenti del passato, non avrebbe trovato la cosa in sé, ma solo la sua rievocazione; quello che ricordava si sarebbe rivelato a sua volta un ricordo. I libri o la musica in cui credevamo risiedesse la bellezza ci tradiranno se ci affideremo a loro; la bellezza non era dentro di loro ma passava attraverso di loro, e ciò che li attraversava era il desiderio.
Queste cose – la bellezza, il ricordo del nostro passato – sono buone immagini di ciò che desideriamo realmente; ma se le confondiamo con la cosa in sé, diventano idoli insulsi, spezzando il cuore di chi li venera. Poiché non sono la cosa in sé; sono solo il profumo di un fiore che non abbiamo trovato, l’eco di una melodia che non abbiamo udito, notizie di un paese che non abbiamo ancora mai visitato.
Pensate che stia cercando di inventare una formula magica? Forse è così, ma ricordiamo le fiabe. Le formule magiche servono a rompere gli incantesimi così come a crearli. E voi e io abbiamo bisogno della più potente formula magica che si possa trovare per risvegliarci dal diabolico incantesimo della mondanità di cui siamo vittime da quasi cento anni.
La nostra educazione è stata quasi interamente volta a zittire questa voce timida, persistente, interiore; quasi tutte le nostre filosofie moderne sono state concepite per convincerci che il bene dell’uomo si trova su questa Terra.
Eppure è sorprendente come queste stesse filosofie del progresso o dell’evoluzione creativa dimostrino, seppur con riluttanza, che la verità è che il nostro vero obiettivo è altrove. Quando vogliono convincervi che la Terra è la vostra casa, osservate come cercano di farlo. Cominciano tentando di persuadervi che la Terra possa trasformarsi in paradiso, giustificando così la vostra sensazione di esilio su questa Terra così com’è.
Poi vi dicono che questa felice circostanza si verificherà in un futuro molto lontano, giustificando così la vostra cognizione secondo cui la madrepatria non è né qui né ora. Infine, temendo che il vostro desiderio di transtemporalità possa risvegliarsi e rovinare il tutto, usano qualsiasi retorica utile per impedire alla vostra mente di ricordare che anche se tutta la felicità che essi promettono fosse a disposizione dell’uomo sulla Terra, ogni generazione la perderebbe comunque con la morte, compresa l’ultima generazione in assoluto, e l’intera storia non sarebbe nulla, nemmeno una storia, in eterno.