Vita, verità e via (da san Tommaso d'Aquino)
N.d.R. Non basta che sia via, non basta che sia verità, deve essere vita. Il papa Benedetto XVI ha affermato più volte che al cuore dell'accoglienza della fede sta la comprensione che Dio dice il "grande sì" alla vita
La via è Cristo, e perciò dice: "Io sono la via" (Gv 14, 6). Il che è pienamente giustificato, infatti "per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre" (Ef 2, 18). E siccome questa via conduce alla meta, aggiunge: "Sono la verità e la vita"; e così egli è al tempo stesso via e meta. Via secondo l’umanità, meta secondo la divinità.
Dunque, in quanto uomo, dice: "Io sono la via"; in quanto Dio aggiunge: "la verità e la vita".
Con queste due parole è indicato molto bene il traguardo di questa via. Il punto d’arrivo di questa via infatti è la fine del desiderio umano. Ora l’uomo desidera due cose principalmente: in primo luogo quella conoscenza della verità che è propria della sua natura. In secondo luogo la permanenza nell’essere, proprietà questa comune a tutte le cose.
In Cristo si trova l’una e l’altra. Egli è la via per arrivare alla conoscenza della verità, anzi è la stessa verità: Guidami, Signore, nella verità e camminerò nella tua via (cfr. Sal 85, 11). Similmente egli è la via per giungere alla vita, anzi, egli stesso è la vita: "Mi hai fatto conoscere il sentiero della vita" (Sal 15, 11 volgata). E perciò ha designato la fine di questa via come verità e vita. Entrambe sono state applicate a Cristo più sopra.
Innanzitutto egli è la vita: si dice infatti "in lui era al vita", e poi che egli è la verità, perché "era la luce degli uomini" (Gv 1, 4). E la luce è la verità. Se dunque cerchi per dove passare, accogli Cristo perché egli è la via: "Questa è la strada, percorretela" (Is 30, 219. Dice Agostino: "Cammina attraverso l’uomo e giungerai a Dio". E’ meglio zoppicare sulla via, che camminare a forte andatura fuori strada. Chi zoppica sulla strada, anche se avanza poco, si avvicina tuttavia al termine. Chi invece cammina fuori strada, quanto più velocemente corre, tanto più si allontana dalla meta.
(dalla "Esposizione su Giovanni" di san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, cap. 14, lect. 2)
La via è Cristo, e perciò dice: "Io sono la via" (Gv 14, 6). Il che è pienamente giustificato, infatti "per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre" (Ef 2, 18). E siccome questa via conduce alla meta, aggiunge: "Sono la verità e la vita"; e così egli è al tempo stesso via e meta. Via secondo l’umanità, meta secondo la divinità.
Dunque, in quanto uomo, dice: "Io sono la via"; in quanto Dio aggiunge: "la verità e la vita".
Con queste due parole è indicato molto bene il traguardo di questa via. Il punto d’arrivo di questa via infatti è la fine del desiderio umano. Ora l’uomo desidera due cose principalmente: in primo luogo quella conoscenza della verità che è propria della sua natura. In secondo luogo la permanenza nell’essere, proprietà questa comune a tutte le cose.
In Cristo si trova l’una e l’altra. Egli è la via per arrivare alla conoscenza della verità, anzi è la stessa verità: Guidami, Signore, nella verità e camminerò nella tua via (cfr. Sal 85, 11). Similmente egli è la via per giungere alla vita, anzi, egli stesso è la vita: "Mi hai fatto conoscere il sentiero della vita" (Sal 15, 11 volgata). E perciò ha designato la fine di questa via come verità e vita. Entrambe sono state applicate a Cristo più sopra.
Innanzitutto egli è la vita: si dice infatti "in lui era al vita", e poi che egli è la verità, perché "era la luce degli uomini" (Gv 1, 4). E la luce è la verità. Se dunque cerchi per dove passare, accogli Cristo perché egli è la via: "Questa è la strada, percorretela" (Is 30, 219. Dice Agostino: "Cammina attraverso l’uomo e giungerai a Dio". E’ meglio zoppicare sulla via, che camminare a forte andatura fuori strada. Chi zoppica sulla strada, anche se avanza poco, si avvicina tuttavia al termine. Chi invece cammina fuori strada, quanto più velocemente corre, tanto più si allontana dalla meta.
(dalla "Esposizione su Giovanni" di san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, cap. 14, lect. 2)