Morale: una visione dell'uomo, non delle sue azioni (da J. Pieper)
da J. Pieper, La luce delle virtù. Alla ricerca dell’immagine cristiana di uomo, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1999, pp. 7-8.
La seconda parte della Summa theologiae di san Tommaso, quella dedicata alla teologia morale, comincia con queste parole: l’uomo è creato a immagine di Dio; pertanto, dopo aver parlato di Dio, dell’esemplare, ci rimane da parlare della sua immagine, cioè dell’uomo. Questa frase è simile a quella di tante altre proposizioni di san Tommaso d’Aquino: l’ovvietà, per così dire la naturalezza con cui essa viene pronunciata, nasconde facilmente il fatto che il suo contenuto non è minimante ovvio. Questa prima frase della teologia morale esprime una realtà, che noi cristiani odierni abbiamo un po’ perso di vista, e cioè la realtà che la teologia morale è in primo luogo e anzitutto una dottrina concernente l’uomo, che la dottrina morale deve evidenziare l’immagine dell’uomo e quindi la dottrina morale cristiana deve occuparsi della giusta immagine cristiana dell’uomo.
Per la cristianità del basso Medioevo era una realtà molto ovvia. Due generazioni dopo Tommaso d’Aquino tale concezione basilare comincia a incrinarsi, come dimostra la formulazione polemica delle parole di Eckhart: gli uomini non dovrebbero riflettere tanto su quel che devono fare, bensì riflettere su quel che devono essere.
Successivamente invece – per ragioni e cause molto difficili da valutare in modo giusto ed equilibrato – la dottrina morale e soprattutto la predicazione morale hanno in larga misura abbandonato questa visuale, al punto che anche quei manuali di teologia morale, che pretendevano espressamente di essere scritti «nello spirito di san Tommaso», finirono per distinguersi da lui proprio su questo punto centrale. Proprio qui affondano alcune delle radici per cui ben difficilmente il comune cristiano contemporaneo pensa che, nella dottrina morale o etica, possiamo conoscere qualcosa circa il vero essere dell’uomo e circa la sua immagine. Al contrario, noi associamo al concetto di dottrina morale l’idea di una dottrina del fare e prima ancora quella del non fare, del lecito e prima ancora del non lecito, del comandato e prima ancora del proibito.
Questo è quindi il primo insegnamento teologico-morale del Dottor angelico: la dottrina morale cerca di dare la giusta idea dell’uomo. Naturalmente essa parla anche del fare, di doveri, di comandamenti e di peccati. Ma il suo oggetto specifico primario e fondante tutto il resto è il giusto essere dell’uomo, l’immagine dell’uomo buono.
La seconda parte della Summa theologiae di san Tommaso, quella dedicata alla teologia morale, comincia con queste parole: l’uomo è creato a immagine di Dio; pertanto, dopo aver parlato di Dio, dell’esemplare, ci rimane da parlare della sua immagine, cioè dell’uomo. Questa frase è simile a quella di tante altre proposizioni di san Tommaso d’Aquino: l’ovvietà, per così dire la naturalezza con cui essa viene pronunciata, nasconde facilmente il fatto che il suo contenuto non è minimante ovvio. Questa prima frase della teologia morale esprime una realtà, che noi cristiani odierni abbiamo un po’ perso di vista, e cioè la realtà che la teologia morale è in primo luogo e anzitutto una dottrina concernente l’uomo, che la dottrina morale deve evidenziare l’immagine dell’uomo e quindi la dottrina morale cristiana deve occuparsi della giusta immagine cristiana dell’uomo.
Per la cristianità del basso Medioevo era una realtà molto ovvia. Due generazioni dopo Tommaso d’Aquino tale concezione basilare comincia a incrinarsi, come dimostra la formulazione polemica delle parole di Eckhart: gli uomini non dovrebbero riflettere tanto su quel che devono fare, bensì riflettere su quel che devono essere.
Successivamente invece – per ragioni e cause molto difficili da valutare in modo giusto ed equilibrato – la dottrina morale e soprattutto la predicazione morale hanno in larga misura abbandonato questa visuale, al punto che anche quei manuali di teologia morale, che pretendevano espressamente di essere scritti «nello spirito di san Tommaso», finirono per distinguersi da lui proprio su questo punto centrale. Proprio qui affondano alcune delle radici per cui ben difficilmente il comune cristiano contemporaneo pensa che, nella dottrina morale o etica, possiamo conoscere qualcosa circa il vero essere dell’uomo e circa la sua immagine. Al contrario, noi associamo al concetto di dottrina morale l’idea di una dottrina del fare e prima ancora quella del non fare, del lecito e prima ancora del non lecito, del comandato e prima ancora del proibito.
Questo è quindi il primo insegnamento teologico-morale del Dottor angelico: la dottrina morale cerca di dare la giusta idea dell’uomo. Naturalmente essa parla anche del fare, di doveri, di comandamenti e di peccati. Ma il suo oggetto specifico primario e fondante tutto il resto è il giusto essere dell’uomo, l’immagine dell’uomo buono.