Essere cristiani leggendo Giacomo Leopardi (da Davide Rondoni)
da una relazione di Davide Rondoni al meeting di Rimini tenuta il 22 agosto 2006, nella quale commentava Alla sua donna di Giacomo Leopardi
Noi non abbiamo il problema di cristianizzare Leopardi, abbiamo il problema di essere cristiani leggendo Leopardi e che questa lettura faccia giustizia a Leopardi, comprenda Leopardi più di altri. Si capisce la differenza? Noi non abbiamo la preoccupazione di metter il cappello a Leopardi, a Mozart per dire: “È dei nostri”. Non ce ne frega niente, è un problema di Leopardi, del buon Dio.
Non abbiamo il problema di mettere l’etichetta, come fanno gli intellettuali. Noi abbiamo il problema di essere veri noi nel leggere una cosa, e questa cosa qui. [...]
A mio avviso, [c’è] qualcosa di più vero di Leopardi che non leggere Leopardi come opzione negativa. C’è l’opzione negativa, ma il più profondo di Leopardi, il più vero di Leopardi, è questo dramma continuo risorgente, è questa domanda che lui riconsegna continuamente, a cui lui dà una risposta. Non è che non c’è una risposta da parte sua, altroché, se c’è; ma quello che mi consegna è la domanda più ancora che la risposta, è l’urgenza alla domanda. Questa è una poesia antiplatonica, è una poesia che [...] non ci sta al fatto che la verità è delle idee, è di un altro mondo. Non puoi fare l’amore con una donna con il cannocchiale, con la verità, con la bellezza. “Cara beltà”: devi avere una rapporto per cui puoi dire “Cara”, devi poter dire caro al bello, al vero.
Noi non abbiamo il problema di cristianizzare Leopardi, abbiamo il problema di essere cristiani leggendo Leopardi e che questa lettura faccia giustizia a Leopardi, comprenda Leopardi più di altri. Si capisce la differenza? Noi non abbiamo la preoccupazione di metter il cappello a Leopardi, a Mozart per dire: “È dei nostri”. Non ce ne frega niente, è un problema di Leopardi, del buon Dio.
Non abbiamo il problema di mettere l’etichetta, come fanno gli intellettuali. Noi abbiamo il problema di essere veri noi nel leggere una cosa, e questa cosa qui. [...]
A mio avviso, [c’è] qualcosa di più vero di Leopardi che non leggere Leopardi come opzione negativa. C’è l’opzione negativa, ma il più profondo di Leopardi, il più vero di Leopardi, è questo dramma continuo risorgente, è questa domanda che lui riconsegna continuamente, a cui lui dà una risposta. Non è che non c’è una risposta da parte sua, altroché, se c’è; ma quello che mi consegna è la domanda più ancora che la risposta, è l’urgenza alla domanda. Questa è una poesia antiplatonica, è una poesia che [...] non ci sta al fatto che la verità è delle idee, è di un altro mondo. Non puoi fare l’amore con una donna con il cannocchiale, con la verità, con la bellezza. “Cara beltà”: devi avere una rapporto per cui puoi dire “Cara”, devi poter dire caro al bello, al vero.