Egemonia culturale in Antonio Gramsci
Egemonia culturale in Antonio Gramsci
N.B. La presentazione di questi brevi testi vuole servire ad illustrare il concetto di "egemonia culturale" con il quale il marxismo italiano, attraverso la figura di Antonio Gramsci ed in particolare i suoi Quaderni dal carcere, cercò di sostenere che nell’ascesa al potere del proletariato l’economia non era l’unica variabile da prendere in considerazione, ma bisognava valorizzare la cultura. Ovviamente, nei testi in questione, appare un utilizzo talvolta chiaramente strumentale della cultura, mentre talaltra sembra si riconosca un valore antropologico più profondo, e non di semplice sovrastruttura, alla cultura stessa come espressione dell’uomo. Ovviamente le considerazioni gramsciane hanno giocato un ruolo importantissimo nella storia d’Italia, in particolare negli orientamenti del Partito Comunista Italiano nel dopoguerra.
Le citazioni dei Quaderni dal carcere sono relative all’edizione critica pubblicata da Einaudi.
Non c'è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l'homo faber dall'homo sapiens. Ogni uomo infine, all'infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un "filosofo", un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare (Quaderni dal carcere, p. 1550).
Che tutti i membri di un partito politico debbano essere considerati come intellettuali, ecco un' affermazione che può prestarsi allo scherzo e alla caricatura; pure, se si riflette, niente di più esatto. Sarà da fare distinzione di gradi [...] non è ciò che importa: importa la funzione che è direttiva e organizzativa, cioè educativa, cioè intellettuale (Quaderni dal carcere, p. 1523).
L'innovazione non può diventare di massa, nei suoi primi stadi, se non per il tramite di una élite (Quaderni dal carcere p. 1387).
Si può dire che non solo la filosofia della praxis non esclude la storia etico-politica, ma che anzi la fase più recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell'egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella "valorizzazione" del fatto culturale, dell'attività culturale, di un fronte culturale come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici (Quaderni dal carcere, p. 1224).
Il Partito comunista è, nell'attuale periodo, la sola istituzione che possa seriamente raffrontarsi alle comunità religiose del cristianesimo primitivo (A. Gramsci, L'Ordine Nuovo 1919-1920, Torino 1954, p. 156).
[Il comunismo era] la religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch'esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell'uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale (A. Gramsci, Sotto la mole, Torino 1960, p. 228).
Ci può e ci deve essere una "egemonia politica" anche prima della andata al Governo e non bisogna contare solo sul potere e sulla forza materiale che esso [il governo] dà per esercitare la direzione o egemonia politica (Quaderni del carcere, p. 41).
I bolscevichi non erano riusciti a diventare "dirigenti", oltre che "dominanti". Gli altri partiti comunisti del mondo non avrebbero dovuto quindi prenderli a modello, perché: "Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere e anche se lo tiene fortemente in pugno, [quel gruppo sociale] diventa dominante ma deve continuare ad essere anche "dirigente" (Quaderni del carcere, pp. 2010-11).
Tra i tanti significati di democrazia quello più realistico e concreto mi pare si possa trarre in connessione col concetto di egemonia. Nel sistema egemonico, esiste democrazia tra il gruppo dirigente e i gruppi diretti, nella misura in cui [lo sviluppo dell'economia e quindi] la legislazione [che esprime tale sviluppo] favorisce il passaggio [molecolare] dai gruppi diretti al gruppo dirigente (Quaderni del carcere, p. 1056).
N.B. La presentazione di questi brevi testi vuole servire ad illustrare il concetto di "egemonia culturale" con il quale il marxismo italiano, attraverso la figura di Antonio Gramsci ed in particolare i suoi Quaderni dal carcere, cercò di sostenere che nell’ascesa al potere del proletariato l’economia non era l’unica variabile da prendere in considerazione, ma bisognava valorizzare la cultura. Ovviamente, nei testi in questione, appare un utilizzo talvolta chiaramente strumentale della cultura, mentre talaltra sembra si riconosca un valore antropologico più profondo, e non di semplice sovrastruttura, alla cultura stessa come espressione dell’uomo. Ovviamente le considerazioni gramsciane hanno giocato un ruolo importantissimo nella storia d’Italia, in particolare negli orientamenti del Partito Comunista Italiano nel dopoguerra.
Le citazioni dei Quaderni dal carcere sono relative all’edizione critica pubblicata da Einaudi.
Non c'è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l'homo faber dall'homo sapiens. Ogni uomo infine, all'infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un "filosofo", un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare (Quaderni dal carcere, p. 1550).
Che tutti i membri di un partito politico debbano essere considerati come intellettuali, ecco un' affermazione che può prestarsi allo scherzo e alla caricatura; pure, se si riflette, niente di più esatto. Sarà da fare distinzione di gradi [...] non è ciò che importa: importa la funzione che è direttiva e organizzativa, cioè educativa, cioè intellettuale (Quaderni dal carcere, p. 1523).
L'innovazione non può diventare di massa, nei suoi primi stadi, se non per il tramite di una élite (Quaderni dal carcere p. 1387).
Si può dire che non solo la filosofia della praxis non esclude la storia etico-politica, ma che anzi la fase più recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell'egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella "valorizzazione" del fatto culturale, dell'attività culturale, di un fronte culturale come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici (Quaderni dal carcere, p. 1224).
Il Partito comunista è, nell'attuale periodo, la sola istituzione che possa seriamente raffrontarsi alle comunità religiose del cristianesimo primitivo (A. Gramsci, L'Ordine Nuovo 1919-1920, Torino 1954, p. 156).
[Il comunismo era] la religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch'esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell'uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale (A. Gramsci, Sotto la mole, Torino 1960, p. 228).
Ci può e ci deve essere una "egemonia politica" anche prima della andata al Governo e non bisogna contare solo sul potere e sulla forza materiale che esso [il governo] dà per esercitare la direzione o egemonia politica (Quaderni del carcere, p. 41).
I bolscevichi non erano riusciti a diventare "dirigenti", oltre che "dominanti". Gli altri partiti comunisti del mondo non avrebbero dovuto quindi prenderli a modello, perché: "Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere e anche se lo tiene fortemente in pugno, [quel gruppo sociale] diventa dominante ma deve continuare ad essere anche "dirigente" (Quaderni del carcere, pp. 2010-11).
Tra i tanti significati di democrazia quello più realistico e concreto mi pare si possa trarre in connessione col concetto di egemonia. Nel sistema egemonico, esiste democrazia tra il gruppo dirigente e i gruppi diretti, nella misura in cui [lo sviluppo dell'economia e quindi] la legislazione [che esprime tale sviluppo] favorisce il passaggio [molecolare] dai gruppi diretti al gruppo dirigente (Quaderni del carcere, p. 1056).