La bestemmia è l’argomento più forte in favore del punto di vista religioso della vita (da G.K. Chesterton)
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Da G.K. Chesterton, Rimpianti rebelasiani nella raccolta L'uomo comune, Edizioni Paoline, traduzione di Frida Ballini, 1955
Senza dubbio la bestemmia è l’argomento più forte in favore del punto di vista religioso della vita. Un uomo non sa affermare nulla rispetto a questo mondo, in modo di esserne soddisfatto, se da questo mondo non evade... Il modo più naturale di parlare è quello soprannaturale... Le nuove fedi basate sull’evoluzione, o sull’etica impersonale hanno sempre la pretesa di saper produrre anch’esse la santità; ed in nome della carità cristiana nessun cristiano ha il diritto di negarlo. Ma quando si tratta di decidere se tali cose sono delle religioni nel senso dato alla parola sia dai Cristiani che dai Maomettani, io consiglio di applicare una prova diversa. Non chiederei se siano in grado di produrre la santità, ma se possono produrre il turpiloquio. È possibile imprecare in nome dell’etica? Si può bestemmiare l’evoluzione? Oggi molti sostengono che il nocciolo della religione e la sua sola necessità consistano nella semplice adorazione della morale, o bontà astratta.
Conosco molte di tali persone; so che conducono una vita ineccepibile, ed hanno intelletti capaci di ragionare secondo la giustizia. Ma (lo dico rispettosamente, e non senza esitare) le loro imprecazioni non sarebbero un poco incolori? Non intendo con questo che dovrebbero bestemmiare, né che alcun altro dovrebbe farlo; dico solo che nell’ambito delle imprecazioni, una volta che la gara fosse aperta, sarebbe facile vedere quale pratica differenza corre tra la nuova religione finta che parla della santità interiore, ed una vecchia religione concreta che adora una vera santità all’esterno. Si può notare questa differenza nella debolezza delle imprecazioni dal punto di vista letterario. Il membro delle Chiese Cristiane diceva (di quando in quando): «Dio mio». Il membro delle società etiche dice (probabilmente): «Povero me».