La fiaba non ha la colpa di infondere paura nei bambini. Il bimbo ha conosciuto intimamente il drago fin da quando possiede l’immaginazione. Ciò che la fiaba gli offre è un san Giorgio che uccida il drago (da G.K. Chesterton)
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da G.K. Chesterton, La nonna del drago e altre serissime storie, Guerrino Leardini, Macerata Feltria, 2011, pp. 19-20 (da L'angelo rosso, Tremendous Trifles 1909)
Le fiabe [...] non hanno colpa di infondere paura nei bambini, o qualunque forma di paura; non sono le fiabe a formare nei bambini il concetto del male o del brutto: esiste già, nel bambino, perché già esiste nel mondo. Non sono le fiabe a dare al bambino la sua prima idea di orco. Ciò che le fiabe gli danno è la prima idea chiara della possibile sconfitta dell’orco. Il bimbo ha conosciuto intimamente il drago fin da quando possiede l’immaginazione. Ciò che la fiaba gli offre è un san Giorgio che uccida il drago.
Precisamente, la fiaba compie questo: lo abitua attraverso una serie di chiare immagini all’idea che questi illimitati terrori hanno un limite, che questi nemici informi trovano dei nemici nei cavalieri di Dio, che nell’universo c’è qualcosa di più mistico dell’oscurità, e di più forte della più grande paura.