Stupidità
di D.
Bonhoeffer
(da Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere)
Il
nemico del bene
Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della
malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può
compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con
la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione,
perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di
malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese. Qui non si può
ottenere nulla, né con proteste, né con la forza; le motivazioni
non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi
personali semplicemente non si deve credere - in questi casi lo stupido diventa
addirittura scettico - e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono
essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo
lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto
di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità
passa rabbiosamente all’attacco. Perciò è necessario essere
più guardinghi nei confronti dello stupido che del malvagio. Non tenteremo
mai più di persuadere lo stupido: è una cosa senza senso e pericolosa.
Stupidità
e potere
Se vogliamo trovare il modo di spuntarla con la stupidità, dobbiamo
cercare di conoscerne l’essenza. Una cosa è certa, che si tratta
essenzialmente di un difetto che interessa non l’intelletto, ma l’umanità
di una persona. Ci sono uomini straordinariamente elastici dal punto di vista
intellettuale che sono stupidi, e uomini molto goffi intellettualmente che
non lo sono affatto. Ci accorgiamo con stupore di questo in certe situazioni,
nelle quali si ha l’impressione che la stupidità non sia un difetto
congenito, ma piuttosto che in determinate situazioni gli uomini vengano resi
stupidi, ovvero si lascino rendere tali. Ci è dato osservare, inoltre,
che uomini indipendenti, che conducono vita solitaria, denunciano questo difetto
più raramente di uomini o gruppi che inclinano o sono costretti a vivere
in compagnia. Perciò la stupidità sembra essere un problema
sociologico piuttosto che un problema psicologico. E’ una forma particolare
degli effetti che le circostanze storiche producono negli uomini; un fenomeno
psicologico che si accompagna a determinati rapporti esterni.
Osservando meglio, si nota che qualsiasi ostentazione esteriore di potenza,
politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte
degli uomini. Sembra anzi che si tratti di una legge socio-psicologica. La
potenza dell’uno richiede la stupidità degli altri. Il processo
secondo cui ciò avviene, non è tanto quello dell’atrofia
o della perdita improvvisa di determinate facoltà umane - ad esempio
quelle intellettuali - ma piuttosto quello per cui, sotto la schiacciante
impressione prodotta dall’ostentazione di potenza, l’uomo viene
derubato della sua indipendenza interiore e rinuncia così, più
o meno consapevolmente, ad assumere un atteggiamento personale davanti alle
situazioni che gli si presentano. Il fatto che lo stupido sia spesso testardo
non deve ingannare sulla sua mancanza di indipendenza. Parlandogli ci si accorge
addirittura che non si ha a che fare direttamente con lui, con lui personalmente,
ma con slogan, motti, ecc. da cui egli è dominato. E’ ammaliato,
accecato, vittima di un abuso e di un trattamento pervertito che coinvolge
la sua stessa persona. Trasformatosi in uno strumento senza volontà,
lo stupido sarà capace di qualsiasi malvagità, essendo contemporaneamente
incapace di riconoscerla come tale. Questo è il pericolo che una profanazione
diabolica porta con sé. Ci sono uomini che potranno esserne rovinati
per sempre.
Liberazione esteriore
Ma a questo punto è anche chiaro che la stupidità non potrà
essere vinta impartendo degli insegnamenti, ma solo da un atto di liberazione.
Ci si dovrà rassegnare al fatto che nella maggioranza dei casi un’autentica
liberazione interiore è possibile solo dopo essere stata preceduta
dalla liberazione esteriore; fino a quel momento, dovremo rinunciare ad ogni
tentativo di convincere lo stupido.
In questo stato di cose sta anche la ragione per cui in simili circostanze
inutilmente ci sforziamo di capire che cosa effettivamente pensi il "popolo",
e per cui questo interrogativo risulta contemporaneamente superfluo - sempre
però solo in queste circostanze - per chi pensa e agisce in modo responsabile.
La Bibbia, affermando che il timore di Dio è l’inizio della sapienza
(Salmo 111, 10), dice che la liberazione interiore dell’uomo alla vita
responsabile davanti a Dio è l’unica reale vittoria sulla stupidità.
Del resto, siffatte riflessioni sulla stupidità comportano questo di
consolante, che con esse viene assolutamente esclusa la possibilità
di considerare la maggioranza degli uomini come stupida in ogni caso. Tutto
dipenderà in realtà dall’atteggiamento di coloro che detengono
il potere: se essi ripongono le loro aspettative più nella stupidità
o più nell’autonomia interiore e nella intelligenza degli uomini.