Simbolo di fede e Chiesa

da Introduzione al cristianesimo
di Joseph Ratzinger


'Simbolo' proviene dal verbo greco symbállein, che nella nostra lingua vuol dire 'conglobare, affastellare, riunire assieme'. C'era un'antica usanza, che ne formava il retroscena: due parti componibili d'un anello, d'un bastone o d'una tavoletta, fungevano da segno di riconoscimento per gli ospiti, per i messaggeri, per i contraenti. Il possesso del pezzo integrativo autorizzava a ricevere una data cosa, o semplicemente ad ottenere ospitalità. Il 'simbolo' è quindi il pezzo che addita l'integrazione in un altro, creando così un'unità e un mutuo segno di riconoscimento. E' pertanto espressione e agevolazione dell'unità. Pertanto, nella designazione della professione di fede come simbolo, si ha al contempo una profonda spiegazione della sua vera natura. In effetti, è proprio questo il senso primordiale delle formulazioni dogmatiche avutesi nella chiesa: agevolare l'unanime riconoscimento di Dio, facilitare l'adorazione comune. Nella sua qualità di simbolo, la professione di fede ora richiama l'altro, addita l'unione degli spiriti nell'unica parola...
Risulta evidente che ogni uomo ha tra le mani la fede solo come symbolon, come pezzo imperfetto e monco, suscettibile di ritrovare la sua unità e integrità soltanto nella sua giustapposizione con gli altri. Solo nel symbállein infatti, nella reinserzione con gli altri, può verificarsi anche il symbállein inteso nella sua seconda accezione, vale a dire il reinserimento su Dio. La fede anela all'unità, richiama il compagno di credenza: dice insomma per sua natura relazione alla chiesa. La chiesa quindi non è affatto un'organizzazione secondaria di idee, un'entità per esse disagevole, che quindi nel migliore dei casi rappresenterebbe soltanto un male necessario; la chiesa rientra invece come componente necessaria, in una fede il cui vero senso è un perfetto amalgama composto di professione e adorazione comune. Questa constatazione poi addita ovviamente a sua volta un altro fatto. Anche la chiesa vista nel suo complesso ha in mano la fede sempre come symbolon, quindi solo come spezzone tronco a metà, che soltanto additando perennemente qualcosa che sta sopra di sé, qualcosa quindi di totalmente diverso, ci presenta la verità. Unicamente attraverso l'infinita frammentarietà del Simbolo, la fede, come perenne superamento di sé intrapreso dall'uomo riesce a giungere sino a Dio.


 

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