Responsabilità e rispetto
da L’arte
d’amare
di E. Fromm
Oggi,
per responsabilità spesso s’intende il dovere, qualche cosa che
ci è imposto dal di fuori. Ma responsabilità, nel vero senso della
parola, è un atto strettamente volontario; è la mia risposta al
bisogno, espresso o inespresso, di un altro essere umano. Essere “responsabile”
significa essere pronti e capaci di “rispondere”. Giona non si sentiva
responsabile degli abitanti di Ninive. Egli, come Caino, poteva domandare: “Sono
il custode di mio fratello?” La persona che ama risponde. La vita di suo
fratello non è solo affare di suo fratello, ma suo. Si sente responsabile
dei suoi simili, così come si sente responsabile di se stesso. Questa
responsabilità, nel caso della madre e del bambino, si riferisce soprattutto
alle cure materiali; nell’amore tra adulti, si riferisce principalmente
ai bisogni psichici dell’altra persona...
La responsabilità potrebbe facilmente deteriorarsi nel dominio e nel
senso di possesso, se non fosse per un’altra componente dell’amore:
il rispetto. Rispetto non è timore né terrore; esso denota, nel
vero senso della parola (respicere = guardare), la capacità di vedere
una persona com’è, di conoscerne la vera individualità.
Rispetto significa desiderare che l’altra persona cresca e si sviluppi
per quello che è. Il rispetto, perciò esclude lo sfruttamento;
voglio che la persona amata cresca e si sviluppi secondo i suoi desideri, secondo
i suoi mezzi, e non allo scopo di servirmi. Se io amo questa persona, mi sento
uno con lei, ma con lei così com’è, e non come dovrebbe
essere per adattarsi a me. E’ chiaro che il rispetto è possibile
solo se ho raggiunto l’indipendenza; se posso stare in piedi o camminare
senza bisogno di grucce, senza dover dominare o sfruttare nessuno.