Prendere le distanze
da una meditazione di di Achille Tronconi
Noi viviamo troppo appiccicati a noi stessi. Pensare che ci danno fastidio gli
altri quando ci stanno tanto addosso… se vedessimo quanto ci stiamo addosso
noi ci prenderemmo a pugni. Siamo troppo appiccicati a noi stessi, troppo presenti
a noi stessi, costantemente presenti. Non presenti nel senso di coscienza, di
consapevolezza, ma troppo presenti davanti, specularmente presenti. Viviamo
costantemente davanti ad uno specchio. Ed il mondo ce lo ricorda continuamente:
l’immagine, l’immagine, l’immagine di te… Il tuo corpo,
il tuo successo, il tuo look. E questo anche riguardo ai sentimenti, alle emozioni,
agli affetti. Bisogna prendere le distanze da queste cose, bisogna mettere dello
spazio, del tempo, fare il tentativo, lo sforzo. Bisogna prendere le distanze
dal proprio mondo… fatto delle proprie esperienze, delle proprie conoscenze,
dei propri rapporti, delle proprie cose. Per tanto che ci sembri vario, soddisfacente
o tormentoso, è sempre un piccolo mondo. Allora bisogna prendere le distanze
e cercare un respiro un po’ più grande, un orizzonte sempre più
aperto. Bisogna prendere la distanza dal proprio passato. Il Signore ci aiuta
in questo perché per Lui la distanza dal proprio passato ha un nome bellissimo:
si chiama perdono. Il passato è innanzitutto perdono: realtà perdonata,
sanata, redenta. E dovremmo pensarlo così.
Dobbiamo prendere la distanza dal nostro presente e questo ha un altro grande
bel nome: si chiama eternità. Il presente non è la nostra condizione,
non lo è mai; non è la nostra condizione eterna anche se il luogo
della nostra salvezza è sempre il momento presente. Ma non è il
nostro posto definitivo e non va vissuto come tale. Non dimentichiamola questa
eternità, si perde tutto dimenticandola.
E dobbiamo prendere distanza anche dal futuro, soprattutto dall’“immaginato”,
qualche volta dal delirio del futuro. Dall’immagine di quello che noi
dovremmo essere, che potremmo essere, che certamente saremo e soprattutto dalle
paure che il futuro ci dà. Perché ci da tanto desiderio, ma anche
tanta paura e la paura nasce dall’estrema preoccupazione di noi stessi,
dal viverci appiccicati addosso. Il futuro ci crea paura perché abbiamo
un bene da conservare, non una vita da dare.
Abbiamo paura di perdere questa vita. Abbiamo così paura di perderci
che finiamo col perderci, come dice il Vangelo. Allora la parola nuova da usare
riguardo al futuro è fiducia. Dio è fedele e la fiducia nasce
dalla fedeltà di Dio, dalla fedeltà del Padre.
Perdono, eternità, fiducia: un modo nuovo, igienico di pensare noi stessi.