di Charles Peguy
Io
sono il loro padre, dice Dio. Padre nostro,
che sei nei cieli.
Mio
figlio l’ha detto loro abbastanza, che sono il loro padre.
Io
sono il loro giudice. Mio figlio l’ha detto loro. Sono anche
il
loro padre.
Sono
soprattutto il loro padre.
Infine
sono il loro padre. Colui che è padre è soprattutto padre.
Padre
nostro che sei nei Cieli. Colui
che è stato una volta padre
non
può più essere che padre.
Essi
sono i fratelli di mio figlio; sono miei figli; sono il loro
padre.
Padre
nostro che sei nei cieli, mio
figlio ha insegnato loro questa preghiera.
Sic ergo vos orabitis. Pregherete dunque così. Padre nostro che sei nei cieli,
ha
ben saputo quel che faceva quel giorno, mio figlio che li amava tanto.
Che
ha vissuto tra di loro, che era uno come loro.
Che
andava come loro, che parlava come loro, che viveva come loro.
Che
soffriva.
Che
soffrì come loro, che morì come loro.
E
che li ama tanto dopo averli conosciuti.
Che
ha riportato nel cielo un certo gusto dell’uomo, un certo
gusto
della terra.
Mio
figlio che li ha tanto amati, che li ama eternamente nel
cielo.
Ha
ben saputo quel che faceva quel giorno, mio figlio che li ama tanto.
Quando
ha messo questa barriera fra loro e me. Padre
nostro
che
sei nei cieli, queste tre
o quattro parole.
Questa
barriera che la mia collera e forse la mia giustizia non
supereranno
mai.
Beato
chi s’addormenta sotto la protezione dei bastioni di queste
tre
o quattro parole.
Queste
parole che camminano davanti a ogni preghiera come
le
mani di chi supplica camminano davanti alla sua faccia.
Come
le due mani giunte di chi supplica avanzano davanti alla
sua
faccia e alle lacrime della sua faccia.
Queste
tre o quattro parole che mi vincono, me, l’invincibile.
E
che loro fanno venire davanti alla loro miseria come due
mani
giunte invincibili.
Queste
tre o quattro parole che s’avanzano come un bello
sperone
davanti a una povera nave.
E
che fendono l’onda della mia collera.
E
quando lo sperone è passato, la nave passa, e dietro tutta la flotta.
Adesso,
dice Dio, è così che li vedo;
E
per tutta l’eternità, eternamente, dice Dio.
Per
questa invenzione di mio Figlio eternamente è così che
bisogna
che io li veda.
(E
che bisogna che io li giudichi. Come volete, adesso, che io
li
giudichi?
Dopo
di questo.)
Padre
nostro che sei nei cieli, mio
figlio ha saputo sbrigarsela
molto
bene.
Per
legare le braccia della mia giustizia e per slegare le braccia
della
mia misericordia.
(Non
parlo della mia collera, che non è mai stata altro che la mia giustizia.
E
qualche volta la mia carità.)
E
adesso bisogna che io li giudichi come un padre. Per quel
che
può giudicare, un padre. Un uomo aveva
due figli.
Per
quel che è capace di giudicare. Un uomo
aveva due figli.
Si
sa bene come giudica un padre. Ce n’è un esempio ben
noto.
Si
sa bene come il padre ha giudicato il figlio che se n’era
andato
e che è ritornato.
Era
ancora il padre che piangeva di più.
Ecco
cosa ha raccontato loro mio figlio. Mio figlio ha svelato
loro
il segreto del giudizio stesso.
E
adesso ecco come mi sembrano; ecco come li vedo;
Ecco
come sono obbligato a vederli.
Come
la scia di un bel vascello va allargandosi fino a sparire
e
a perdersi.
Ma
comincia con una punta, che è la punta stessa del vascello.
Così
la scia immensa dei peccatori s’allarga fino a sparire e a
perdersi.
Ma
comincia con una punta, ed è questa punta che viene verso di me,
Che
è volta verso di me.
Comincia
con una punta, che è la punta stessa del vascello.
E
il vascello è il mio stesso figlio, carico di tutti i peccati del
mondo.
E
la punta del vascello son le due mani giunte di mio figlio.
E
davanti allo sguardo della mia collera e davanti allo sguardo
della
mia giustizia
Si
sono tutti nascosti dietro di lui.
E
tutto quest’immenso corteo di preghiere, tutta questa scia
immensa
s’allarga fino a sparire e a perdersi.
Ma
comincia con una punta ed è questa punta che è volta
verso
di me.
Che
avanza verso di me.
E
questa punta sono queste tre o quattro parole: Padre nostro,
che
sei nei cieli;
mio figlio in verità sapeva
quello che faceva.
E
ogni preghiera sale a me nascosta dietro queste tre o quattro parole.