Notte

da un’omelia di sua S.Em. il cardinal Carlo Caffarra


E’ attraverso dei simboli molto semplici, fondamentali nella vita dell’uomo, che la Chiesa ci introduce profondamente dentro nell’avvenimento pasquale. Sappiamo che il momento centrale della celebrazione della Pasqua è la veglia Pasquale. Quante notti umane sono possibili! E’ un pensiero che mi veniva alla mente nelle notti insonni del S.Anna durante la mia degenza. C’è, infatti, la notte insonne di chi è triste, di chi è ammalato e non riesce a dormire a causa della sofferenza che la malattia causa; la notte di chi pensa di avere il diritto di dimenticarsi di vivere almeno una notte alla settimana, cioè il sabato ( proprio in quella notte che il Cristo è risorto, tra sabato e domenica); la notte delle Carmelitane che si alzano come dice Dante "a mattinar lo sposo"; la notte del vero amore, quello coniugale, degli sposi, che genera la vita e, infine, c’è la notte di Pasqua. E’ la notte che ha salvato la notte dell’ammalato perché ha dato un senso alla malattia, la notte che ha liberato il mondo dall’insidia di considerare la vita una maledizione perché comunque destinata alla morte, la notte che ha generato delle creature la cui vera vita è diventata puro olocausto di lode come quella di Maria che versa sui piedi il profumo più prezioso, la notte che ha ricostruito l’unità originaria tra l’uomo e la donna. Davvero in quella notte tutta la nostra vita è stata cambiata proprio nei suoi elementi, nei suoi momenti fondamentali. E quindi quella notte si è conclusa nel giorno fatto dal Signore.


 

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