Miracolo (il miracolo di accettarci come siamo)
da
Inquisizione
di
Diego Fabbri
ABBATE:
Tutt’altro. Credo proprio che la vostra delusione derivi principalmente da questo:
che v’aspettavate un miracolo, e non c’è stato – o non lo avete visto.
SERGIO
(un po’ aspro); Ma no, vi sbagliate! I miracoli se li aspetta l’altra
gente che viene quassù, non io. (Agitando
la cartella di fogli) I miracoli ci sono qui, a centinaia, nella vostra
storia manoscritta del Santuario – ma io non ne ho bisogno!
ABBATE:
Vi private della parte migliore.
SERGIO:
Ma neanche voi - penso ci credete veramente.
ABBATE:
Io credo solamente ai miracoli.
SERGIO:
Ma non a questi! Le guarigioni, le visioni...
ABBATE:
Anche a quelli.
…
ABBATE:
Tutti e tre andare ciecamente per la vita, e vi dico che v’ammazzerete sul serio
una volta o l’altra perché avete implorato di essere lasciati soli!
ANGELA
(urla): No! Io no! Io nooo!
RENATO
(incalzante): Ma se voi la vedete così la nostra vita...
ABBATE:
Una vita senza amore, senza coraggio – disperata.
RENATO:
Diteci allora una parola che non sia solo di condanna.
ANGELA:
Sì, diteci! Non lasciateci così... abbiate compassione!
ABBATE:
Ne ho. Ne ho tanta.
RENATO:
Non basta, Abbate. Mettetevi nei nostri panni...
SERGIO:
Non giudicate soltanto.
RENATO:
Che cosa dovremmo fare?
ANGELA:
Diteci, che cosa?
ABBATE:
Si tratta di scegliersi un’altra compagnia. Che credete! Stringi stringi, il
problema di tutta la vita, per tutti, è solo questo: cercarsi, scegliersi una
compagnia – vivere in compagnia. Non si riesce mica a star soli!
RENATO:
Ma nessuno di noi vuol chiudersi in se stesso...
ABBATE:
Lo so. Volete soltanto cambiar compagnia.
RENATO:
Trovare finalmente la nostra – quella che ci appaga – la vera!
ABBATE
(amaro): La vera...
RENATO:
Se ci siamo ingannati una volta... – non è detto... – può accadere d’ingannarsi....Rimediamo...
ABBATE:
V’illudete. V’ingannerete un’altra volta ancora, e poi un’altra ancora... Perché
nessuna compagnia, in fondo, ci va bene, ci soddisfa. Nessuna.
ANGELA
(stupita): E lo dite voi?
ABBATE:
Io, io - è vero. Una donna – dei figli – degli allievi – o la scienza, o l’arte
– o il popolo da difendere... l’umanità intera da trasformare! Che credete:
è tutta sete di compagnia. Eppure a un certo momento: macché! La bocca amara,
lo scontento, il vuoto. Ci si accorge d’essersi sbagliati. Non era quella la
cosa importante che volevamo fare... La cosa importante c’è sfuggita, si è come
camuffata e c’è sfuggita... (Come meditando
da solo) Certo che è un terribile imbroglio a voler proprio guardare in
fondo alle cose. Perché – occorre pur che lo diciamo -, una vera compagnia non
c’è. Eppure dobbiamo, dobbiamo stare insieme.
SERGIO
(come prorompendo): Vedete che l’inganno viene di lassù, addirittura
dal Creatore che si diverte di tutti quanti noi siamo! Ribelliamoci, allora!
ABBATE:
Ribelliamoci pure! Ma che conta? I gesti un po’ clamorosi piacciono sempre,
ma che conta?
ANGELA:
Ma allora? Allora?
ABBATE:
Allora è finita.
ANGELA
(costernata): Neanche voi avete un po’ di speranza? Neanche voi, Abbate?
Neanche voi?
ABBATE:
Ci vorrebbe un miracolo...
ANGELA:
Che miracolo?
ABBATE:
(come accanendosi entro una contraddizione): Perché vivere in compagnia
bisogna, è necessario...
ANGELA:
Ma che cos’è che ci rende così ostili, così nemici l’uno all’altro? Che cos’è?
ABBATE:
Ecco! Ecco! (Una sospensione) E’ che
noi pretendiamo di cambiarci. Mi capite? Uno vuol cambiar l’altro e l’altro
l’altro...e così via... L’origine di tutto il male è qui. Questa pretesa, questo
diritto alla tirannia che crediamo d’avere... Noi non riusciamo a stare insieme
da uguali. Il miracolo è tutto qui: riuscire ad accettarci come siamo – e ognuno
rimanga quello che è...
RENATO:
Non si può, Abbate, non si può; perché ognuno vuol convincere, vuol migliorare
l’altro...
ABBATE:
Eh, lo so, lo so bene: convincerlo, migliorarlo fino a violentarlo. E invece
no! Non abbiamo alcun diritto di cambiarli. ( A
Renato) Voi, non avevate e non avete alcun diritto di cambiarla... Chi ve
l’aveva dato questo diritto? (Ad Angela)
E lei non ha alcun dovere di chiedere perdono a voi... Perché perdono? (A
Sergio) E lui con che diritto vuole inquietare gli uomini facendo il processo
al Creatore? – “Io sono venuto per salvare, non per cambiare” E ognuno deve
salvarsi così com’è, perché è vano tentar di cambiarlo. Vano e rovinoso – perché
all’origine... all’origine - non abbiate paura – nessuno di noi può mutare...
si rimane fino alla fine quel che si è, in fondo... Questo ci fa paura: l’abisso
immutabile di quel che siamo – e il coraggio di accettarci così come siamo...Se
non abbiamo questo coraggio, questa forza io vi dico che è la tirannia, la guerra
eterna... - Ci vuole un miracolo, ci vuole!
ANGELA:
Ma quale? Quale?
ABBATE:
Chiamare tra noi Colui che ci ha fatti
così. Solamente Lui può accettarci così come siamo perché è Lui che ci ha
fatti così. Lui può amarci. Ecco rinascere la compagnia...