Lo Spirito e la Chiesa

da I volti dello Spirito
di Olivier Clément


Ma l’era dello Spirito – e troppo spesso tendiamo a dimenticarlo – è anzitutto l’era della chiesa. Infatti la chiesa è chiesa dello Spirito Santo: è dal calice eucaristico che lo Spirito si riversa sul mondo. La chiesa, al di là di tutti quegli aspetti più prettamente sociologici che pure conserva e che sovente ci disorientano, dal punto di vista dello Spirito santo non è nient’altro che il sacramento del Risorto. Al cuore di ogni azione sacramentale, e soprattutto della liturgia eucaristica, si trova l’epiclesi, invocazione per la discesa dello Spirito sull’assemblea e sulle sue offerte. L’ascensione, e quei misteriosi dieci giorni nei quali Cristo, il nostro gran sacerdote, ha pregato il Padre perché mandasse sui discepoli in attesa lo Spirito che avrebbe vivificato la chiesa come in origine aveva vivificato il mondo, l’ascensione e l’intercessione del Cristo glorificato sono il luogo in cui si dà l’epiclesi delle epiclesi. E noi sappiamo, con tutta la forza della nostra fede, che Dio risponde, che è fedele, e quindi che ogni assemblea eucaristica è il luogo di una continua pentecoste. “Noi abbiamo ricevuto lo Spirito celeste”, canta il coro dopo la comunione nella divina liturgia ortodossa. La pentecoste fonda la chiesa: nei Grandi vespri cantiamo: “Lo Spirito fa nascere i profeti come da una sorgente, istituisce i presbiteri, rende teologi i peccatori, costituisce la chiesa”. Lo Spirito moltiplica nella chiesa le vocazioni, i doni, i servizi, i ministeri. Non dimentichiamo che anche l’autorità episcopale è un dono dello Spirito Santo che vivifica l’istituzione apostolica fondata da Cristo...
L’opera di Cristo ha reso possibile l’avvento in pienezza dello Spirito: per questo Pavel Evdokimov ha potuto affermare che Cristo era il grande precursore dello Spirito. Cristo ha reso la creatura capace di divenire, in lui “pneumatofora”. Lo Spirito, che ci rende uomini liberi, collaborando con la nostra libertà delinea a poco a poco, nella comunione dei santi, il volto del Cristo veniente. Una delle intuizioni principali di Massimo il Confessore e di Simeone il Nuovo Teologo è che le virtù dei santi, assimilando le energie divine corrispondenti, incarnano progressivamente il Logos nella storia, o meglio manifestano, diffondono la sua incarnazione, preparando così lo svelamento escatologico del mondo come “corpo di Dio”, luogo di una pentecoste che si perpetua.


 

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