Libertà in Occidente e nell’Islam

di Antonio, un musulmano algerino convertitosi al cristianesimo
(in Giorgio Paolucci e Camille Eid, I cristiani venuti dall’Islam. Storie di musulmani convertiti, Piemme, Casale Monferrato, 2005, pagg.70-71)


Da noi la libertà rimane un miraggio, qui in Occidente troppo spesso diventa una scatola vuota, un alibi per consentire a ciascuno di fare quel che gli salta in mente. Libertinismo, direi, più che libertà. Che libertà è, per esempio, quella di sfruttare il corpo femminile come veicolo per ogni genere di messaggio pubblicitario? Il velo può essere un simbolo di oppressione della donna, ma certamente l’ostentazione della nudità o un certo modo provocante e provocatorio di vestire non esaltano la libertà femminile. Dov’è finito il rispetto per la persona? E’ questo l’Occidente che vogliamo proporre al mondo islamico? I musulmani ci guardano: ora che vivo in Italia, capisco quanto possa risultare decisivo, per essere davvero credibili, dimostrare nei fatti che una civiltà che ha ereditato i grandi valori del cristianesimo può diventare punto di riferimento anche per il mondo islamico, dove è in corso un acceso dibattito sul rapporto tra fede e modernità. Grande è la responsabilità dei cristiani e della Chiesa per testimoniare che si può vivere fino in fonda da credenti in una società che si dice laica ma che non fa della laicità un alibi per ridurre Dio a un soprammobile. Se questo accadesse, sarebbe la morte di ogni vera esperienza religiosa di fronte agli dei del consumismo, della tecnica e del razionalismo che vogliono cancellare il Mistero dall’esistenza umana.


 

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