«Nelle lacrime di una mamma, li c’è il dolore della Vergine»
Per veder piangere la Madonna non è necessario far molta strada, né interrogare questi o quelli che hanno veduto alla Salette, a Fatima, a Siracusa... Ogni qualvolta vedo una mamma piangere — ed è un fatto di tutti i giorni — vedo piangere la Madonna.
Quando vidi piangere la mia mamma alla notizia della morte di mio fratello caduto ai piedi del Sabotino, quelle lacrime erano le lacrime della Madonna. Dove una mamma piange, c’è un calvario con sopra una croce, e ai piedi la Madonna che piange sulle pene di una sua creatura. Non c’è una lacrima di mamma che non le appartenga, come non c’è un figliolo che non sia il suo e per il quale ella non piange quand’egli soffre.
Non è necessario ch’io vada alla Salette o a Fatima o a Siracusa per ricordarmi delle lacrime della Madonna: però, quei luoghi mi confermano il miracolo di ogni momento, per cui la divina maternità viene esaltata dalla sua umana incircoscritta pietà.
Potete pensare che possa toccare una sorte diversa a colei che ai piedi della Croce, su cui moriva per noi il suo figliolo divino, accettò al posto di lui, ogni figlio d’uomo? Come dev’esserle costato quell’amen non detto, in risposta all’annuncio che scendeva dalla bocca del Morente: «Donna, ecco il tuo figliolo!».
Esso vale come il “fiat” di Nazareth: «Ecco la serva del Signore: sia fatto in me secondo la tua parola». La maternità divina della Vergine è mistero di gaudio: la maternità umana ai piedi della Croce è un mistero di dolore ineffabile. L’annuncio di Gabriele trasvola in un dolcissimo mattino di marzo: la parola di Gesù: “Donna ecco tuo figlio” ha la pacata fermezza di un testamento scritto col sangue. Il primo ci dà “la benedetta fra le donne»; questo la mamma a ciascuno di noi, e alla Madonna un cuore così largo e generoso, da poter accogliere al posto di Gesù, Giuda, Pietro, i ladroni, i farisei, i crocifissori e persino me.
Se non ci fosse questa immensa spaccatura nel cuore della Madonna, come tutto sarebbe piccolo quaggiù e senza porto! E noi saremmo tutti senza mamma. Dolore che dilata o accoglie: lacrime che consolano e lavano, “Lavate la terra, lavate la pietra, lavate la strada, lavate l’aria”.
Il sangue dei Martiri lava la terra: le lacrime della Regina dei Martiri, di colei “che moriva senza poter morire con chi moriva” spietrano i cuori, li ammorbidiscono. Davanti a una mamma in pianto anche le pietre si spaccano: qual cuore è così duro da resistere al pianto di una mamma? Nel mistero della nostra Redenzione abbiamo il Sangue e le lacrime: il Sangue del Figlio, le lacrime della Madre.
Forse, per la prima volta, mi par di toccare col cuore il significato di questo divino incontro del Sangue e delle lacrime, lungo il Calvario e ai piedi della Croce. E quasi mi par di capire la parte di Maria nella nostra salvezza.
Se mi ascolto, m’avvedo che ogni mia ingiustizia nasce da una aridità del cuore, da una mia secchezza.
Sono duro perché manco di pietà: sono egoista perché non ho pietà: sono accaparratore di beni perché non ho pietà: sono implacabile perché non ho pietà. Il nemico è il fratello guardato senza pietà: la guerra, un tempo che cancella in molti la pietà. L’esempio del Padre che abbiamo nei cieli e che “fa piovere sui buon e sui cattivi”, spesso non basta a romperci il cuore: a volte neanche l’esempio di Cristo, “l’uomo del dolore” che dà la vita per noi, ci piega verso l’uomo con misericordia.
Ci vogliono le lacrime della Madonna, ci vuole la sua Pietà per sfondare la resistenza dei nostri cuori.
Le lacrime della Mamma sono più persuasive e insinuanti: come certe piogge lente e rade e senza vento, vanno in fondo, alle radici del sentimento e lo piegano verso la pietà.
Gesù, sulla strada di Naim, si è fermato davanti alla bara del figlio unico, per le lacrime di quella povera Madre, vedova per di più. Il pianto di Marta e di Maria lo muovono al pianto prima ancora che al miracolo, e quelle lacrime mi colpiscono più del grido: “Lazzaro, vieni fuori!”.
Trovo giusto che la morte si fermi quando una mamma piange. Le lacrime della Madonna sono l’argine più valido contro l’impietrimento del cuore dell’uomo. Se ella non piangesse lungo la via crucis di ogni creatura umana, se i suoi figlioli non la vedessero come piange in ogni mamma, la pietà avrebbe già lasciato la terra. La Madonna piange, non protesta: la Madonna piange, non impreca: la Madonna piange, non condanna. Eppure, su quelle lacrime, come sopra un motivo d’irresistibile comunione, si convoglia ogni onda di bene. Per queste lacrime incomincio a capire perché la Madonna è chiamata “l’onnipotenza che supplica”. Signora delle lacrime, “affranta e calma, esausta e vivificante, stanca e riposante” piangete per noi. Nunc et in hora: quando avremo rappresentata la nostra ultima commedia, quando avremo tremato per gli ultimi spaventi, quando avremo rantolato i nostri ultimi rantoli. Signora delle lacrime, piangete per noi! Altro non vi chiediamo che l’ultimo posto nella vostra più piccola lacrima, o Madonna del pianto, o Signora della pietà