Gioia
dalla
Lettera Apostolica Gaudete in domino (9 maggio 1975)
di Sua Santita’ Paolo sesto
Nessuno
è escluso dalla gioia portata del Signore. La grande gioia annunciata
dall’Angelo, nella notte di Natale, è davvero per tutto il popolo,
per quello di Israele che attendeva ansiosamente un Salvatore, come per il popolo
innumerevole di tutti coloro che, nella successione dei tempi, ne accoglieranno
il messaggio e si sforzeranno di viverlo.
Per prima la Vergine Maria ne aveva ricevuto l’annuncio dall’Angelo
Gabriele e il suo Magnificat era già l’inno di esultanza di tutti
gli umili.
Giovanni Battista che ha la missione di additarlo all’attesa di Israele,
aveva anch’egli esultato di giubilo, alla sua presenza, nel grembo della
madre. Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esulta di gioia
alla voce dello Sposo (Gv3, 19).
Soffermiamoci ora a contemplare la persona di Gesù, nel corso della sua
vita terrena.
Nella sua umanità, egli ha fatto l’esperienza delle nostre gioie.
Egli ha manifestamente conosciuto, apprezzato, esaltato, tutta una gamma di
gioie umane, di quelle semplici e quotidiane, alla portata di tutti. La profondità
della sua vita interiore non ha attenuato il realismo del suo sguardo, né
la sua sensibilità. Egli ammira gli uccelli del cielo, e i gigli dei
campi. Egli richiama lo sguardo di Dio sulla creazione all’alba della
storia; egli esalta volentieri la gioia del seminatore, quella dell’uomo
che scopre un tesoro nascosto, quella del pastore che ritrova la sua pecora,
quella della donna che riscopre la dramma perduta, la gioia degli invitati al
banchetto, la gioia delle nozze, quella del padre che ritrova il proprio figlio,
quella di colei che ha appena dato alla luce il suo bambino.
Queste gioie umane hanno tale consistenza per Gesù, da essere per Lui
i segni delle gioie Spirituali del Regno di Dio: gioia degli uomini che entrano
in questo regno e gioia del Padre che li accoglie.
E per parte sua Gesù stesso manifesta la sua soddisfazione e la sua gioia
quando incontra fanciulli che desiderano avvicinarlo, un giovane ricco, fedele
e sollecito, di fare di più, amici che gli aprono la loro casa, come
Maria, Marta, Lazzaro.
La sua felicità è quella di vedere la Parola accolta, Zaccheo
convertirsi, una vedova sottrarre alla sua povertà per donare.
Ma qui è importante cogliere bene il segreto della gioia profonda del
Signore; la sua gioia è a causa dell’amore ineffabile di cui egli
sa di essere amato dal Padre. Fin dal suo battesimo questo amore è manifestato:
“Tu sei il mio Figlio prediletto”.
E’ una presenza intima che lo colma :“il Padre conosce me e io conosco
il Padre”...
Ed ecco che i discepoli, e tutti coloro che credono nel Cristo, sono chiamati
a partecipare a questa gioia. Gesù vuole che essi abbiano in se stessi
la pienezza della sua gioia: “E io ho fatto conoscere loro il Tuo nome
e lo farò conoscere, perché l’Amore col quale mi hai amato
sia in essi e io in loro”.