Il fratello non può redimere il fratello
dal «Commento sui salmi» di sant`Ambrogio, vescovo (Sal 48, 13-14; CSEL 64, 367-368)
Il fratello non può redimere il fratello, ma c’è un uomo che compirà la redenzione. Egli però non avrà bisogno di propiziarsi Dio, né dovrà versargli un riscatto per la propria anima (cfr. Sal48,8-9 volg.). Il che è quanto dire: «Perché temere nei giorni tristi?» (Sal48,6). Infatti che cosa può nuocere a me che non solo non ho bisogno di un redentore, ma sono io stesso il redentore di tutti? Libererò gli altri e dovrò trepidare per me se stesso. Ecco, farò nuove tutte le cose, produrrò un rinnovamento quale nessun amore umano saprebbe desiderare o attuare. Colui che il fratello, venuto alla luce dal medesimo grembo materno, non può redimere perché ne è impedito dalla debolezza della medesima natura, lo redimerà un uomo, quell’uomo del quale è scritto: «Il Signore manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà» (Is19,20). Quest’uomo ha detto di se stesso: «Ora cercate di uccidere me che vi ho detto la verità» (Gv8,40). Ma benché sia un uomo, chi lo conoscerà? Perché, come uno solo è Dio, così è anche «uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1Tm2,5). Egli è il solo che redimerà l’uomo andando al di là di ogni amore fraterno, perché ha versato per estranei il suo sangue che nessuno può dare per un fratello. Perciò non risparmiò il proprio corpo per redimerci dal peccato e «ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm2,6), come ha asserito il suo testimone verace, l’apostolo Paolo, il quale afferma: «Dico la verità, non mentisco» (Rm9,1). Ma perché lui solamente redimerà? Perché nessuno può eguagliarlo nell’amore, e come lui nessuno dà la propria vita per i suoi schiavi; nessuno può eguagliarlo in integrità: tutti, infatti, sono sotto il peccato perché tutti sottostanno alla caduta di Adamo. Viene scelto solamente un redentore, il quale non possa essere soggetto all’antico peccato.