Dio nel Lager
 da Diario 
    clandestino (Dalla conversazione “Baracca 18” Lager di Beniaminovo–1944)
    di Giovanni Guareschi 
Signora 
    Germania
    Signora Germania, tu mi hai messo tra i reticolati, e fai la guardia perché 
    io non esca. E’ inutile signora Germania: io non esco, ma entra chi 
    vuole. Entrano i miei affetti, entrano i miei ricordi. E questo è niente 
    ancora, signora Germania: perché entra anche il buon Dio e mi insegna 
    tutte le cose proibite dai tuoi regolamenti.
    Signora Germania, tu frughi nel mio sacco e rovisti fra i trucioli del mio 
    pagliericcio. E’ inutile signora Germania: tu non puoi trovare niente, 
    e invece lì sono nascosti documenti d’importanza essenziale. 
    La pianta della mia casa, mille immagini del mio passato, il progetto del 
    mio avvenire. E questo è ancora niente, signora Germania. Perché 
    c’è anche una grande carta topografica al 25.000 nella quale 
    è segnato, con estrema precisione il punto in cui potrò ritrovare 
    la fede nella giustizia divina. 
    Signora Germania, tu ti inquieti con me, ma è inutile. Perché 
    il giorno in cui, presa dall’ira farai baccano con qualcuna delle tue 
    mille macchine e mi distenderai sulla terra, vedrai che dal mio corpo immobile 
    si alzerà un altro me stesso, più bello del primo. E non potrai 
    mettergli un piastrino al collo perché volerà via, oltre il 
    reticolato, e chi s’è visto s’è visto. 
    L’uomo è fatto così, signora Germania: di fuori è 
    una faccenda molto facile da comandare, ma dentro ce n’è un altro 
    e lo comanda soltanto il Padre Eterno. E questa è la fregatura per 
    te signora Germania.