Da Solo l’amore è credibile
di Hans Urs von Balthasar
Due accostamenti si offrono, che finiscono poi per convergere in unità: uno
è quello personalistico menzionato da ultimo, perché nessun io ha la possibilità
ed il diritto di violentare concettualmente la libertà del tu che gli si fa
incontro, di dedurre a priori e di comprendere a priori il suo comportamento.
Un amore che mi è donato, posso “intenderlo” sempre e solo come un miracolo
1,
non posso manipolarlo empiricamente o trascendentalmente, neppur conoscendo
il carattere comune della natura umana: perché il tu resta sempre l’alterità
a me contrapposta. La seconda concezione consiste nello stato estetico, che
rappresenta accanto alla sfera del pensiero ed a quella dell’azione una terza
sfera non riconducibile ad una delle precedenti. Nell’esperienza che si fa di
una superiore bellezza – nella natura o nell’arte – il fenomeno, che altrimenti
si presenta più occulto, più mascherato, può essere colto nella sua differenziazione:
ciò che ci sta dinanzi è di una grandiosità schiacciante come un miracolo e
in quanto tale non può essere mai colto, raggiunto da colui che ne fa l’esperienza,
ma possiede, proprio in quanto miracolo,
la facoltà di essere compreso: esso vincola e libera al contempo, giacché si
mostra in forma inequivocabile come “libertà manifesta” (Schiller) di una necessità
interiore indimostrabile. Se esiste
il finale della sinfonia Jupiter
– cosa che non posso supporre, dedurre e spiegare attraverso nulla che sia intrinseco
a me – essa non può essere che così com’è: in questa forma sta la sua necessità,
nella quale nessuna nota può essere spostata salvo che dallo stesso Mozart.
Una simile coincidenza d’incomprensibilità da parte mia con la più convincente
plausibilità per me si dà soltanto nel campo del bello puro, disinteressato.
E’ bensì vero che la plausibilità in ogni bello terreno resta delimitata dalla
comune natura terrena nell’oggetto e nel soggetto: conformità, adeguatezza ed
opportunità giuocano un ruolo connettivo e quindi lo stato estetico – come prima
l’accostamento personalistico – può tutt’al più servire come richiamo al cristianesimo.
Ma questo richiamo è valido solo in quanto, come nell’amore fra gli uomini incontriamo
l’altro come altro, che nella sua libertà non può essere da me costretto,
violentato, così nell’intuizione estetica è impossibile una riconduzione della
forza che si manifesta alla propria immaginazione, alla propria fantasia. “L’intendimento”
di ciò che si rivela non è, in entrambi i casi, una riduzione di questo, un
suo assorbimento in categorie della conoscenza che lo costringano e gli si impongano:
né l’amore nella libertà della sua grazia né il bello nella sua assenza di ogni
determinazione finalistica possono “essere manipolati” (Rilke), almeno attraverso
un’esigenza del soggetto. Una simile riduzione ad “esigenza” significherebbe
diffamare e profanare cinicamente l’amore con l’egoismo; soltanto se viene riconosciuta
la pura grazia dell’amore, colui che ama può manifestare la sua compiuta realizzazione
attraverso un tale amore.
Nei confronti di questa maestà dell’amore assoluto, che è il fenomeno originario e fondamentale della Rivelazione, ogni autorità che funge da mediatrice verso l’uomo presenta carattere derivato. L’autorità originaria non la possiedono né la Bibbia (in quanto “Parola di Dio” scritta) né il cherigma (in quanto proclamazione viva della “Parola di Dio”) né il ministero ecclesiastico (in quanto rappresentazione ufficiale della “Parola di Dio”); tutti e tre sono esclusivamente Parola e non ancora carne, e in tal senso anche l’Antico Testamento come “Parola” rappresenta soltanto uno stadio sulla via che conduce all’autorità definitiva. Questa autorità originaria la possiede soltanto il Figlio, che interpreta il Padre nello Spirito Santo come l’amore divino.
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Nell’istante in cui io affermo di avere capito
l’amore di un’altra persona per me, cioè lo spiego o con le leggi della
sua natura umana o lo giustifico con motivi esistenti in me, questo amore
è definitivamente perduto e fallito e la via per il contraccambio è tagliata.
Il vero amore è sempre incomprensibile e solo in quanto tale è dono.