Capodanno (preghiera di)

da "Il pane quotidiano" curato dal clero di Genova sul sito Qumran2, rimeditato da Gian Paolo Montini


Preghiera di Capodanno:
1Cor 7,29: il tempo ormai si è fatto breve

Signore Gesù, noi ci sentiamo quasi a disagio nel prendere in mano la tua Parola eterna, proprio oggi, ultimo giorno dell'anno, mentre tutti sembrano impazzire per dimenticare che siamo diventati più vecchi.

Non lasciarci imbarazzare da un'allegria che sembrerebbe crearci disagio, quasi che solo ragazzi e buontemponi avessero il diritto di ridere.

Signore Gesù, tu che ci hai fatto nel mondo ma non del mondo, ecco che non temiamo di mescolarci alle pazzie del mondo in questa notte di Capodanno.

Fissiamo tuttavia lo sguardo audace in quella notte che fu il Capodanno di tutti i Capodanni: quella notte in cui "veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo"...

Tu ci hai detto che tutto all'inizio è nato da te: il Capodanno universale fu un giorno "di vita, e la luce era luce per gli uomini".

Se da Te è iniziato il "giro del mondo" e della storia, ecco che allora io non ho paura di quando termina una tappa e ne inizia un'altra, stanotte!

Se tutto è iniziato nella luce, la Tua, ecco che allora trovo la ragione per accendere anch'io tutte le luci e i fuochi di questa notte: io voglio credere che queste luci che si spengono dicono l'ansia dell'uomo a una luce che non si spegne mai!

E se nonostante "le tenebre non abbiano accolto la luce", ciò nonostante la tua luce continua "a illuminare ogni uomo", ecco che io so brindare e schiamazzare non per dimenticare che un anno è passato, ma per ricordarmi che quest'anno passato era nelle tue mani, come questo che viene.

Insegnami a ricordare che tutto il tempo, passato e futuro, è nelle tue mani: così non mi deprimono più le prime rughe, non mi imbarazzano più i primi capelli bianchi, non mi annienta più il pensiero che adesso sono più vicino al traguardo.

Insegnami a lasciarmi contagiare dalla gioia di stanotte. Ma insegnami altresì ad avere paura della allegria superficiale, paura del riso squillante che nasce dalla gola e muore sulle labbra, paura del ritmo e del rumore ascoltati solo per non sentire niente e nessuno.

Non permettermi di dimenticare stanotte le pagine devastanti di guerra, di tangenti, di disoccupazione, di complotti, di immani e nascoste sofferenze di quest'anno trascorso: non voglio dimenticare per godere. Voglio sperare proprio ricordando!

Spalanca il mio cuore nella certezza che tu conosci tutte le pagine di nascosta bontà, scritte nel cuore di ciascun uomo e ciascuna donna e di ciascuno di noi, durante quest'anno trascorso le pagine che tu solo, Signore, trovi il tempo di leggere fino all'ultima riga.

Ecco perché, Signore, tu ci dai il motivo per cantare, ridere, scherzare, stasera, senza dimenticare chi piange solitario, in questa notte in cui chi è solo, è più solo degli altri giorni. Perché, iniziata nel tuo cuore, questa festa non avrà mai fine.


 

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