Amare
(non è guardarsi negli occhi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa
direzione)
Da Cittadella
di A. de Saint-Exupéry
Ho
conosciuto un vecchio giardiniere che mi parlava del suo amico. Erano entrambi
vissuti a lungo come fratelli prima che la vita li separasse, bevendo il tè
serale insieme, celebrando le medesime feste, e cercandosi l’un l’altro per
chiedersi qualche consiglio o per farsi delle confidenze. Evidentemente avevano
ben poco da dirsi e tuttavia, terminato il lavoro, li si vedeva passeggiare
insieme ed osservare in silenzio i fiori, i giardini, il cielo e gli alberi.
Ma se uno di essi scuoteva il capo tastando col dito qualche pianta, l’altro
si chinava a sua volta e scoprendo le tracce dei bruchi, scuoteva il capo anche
lui. E i fiori sbocciati procuravano a entrambi la stessa gioia. Ora avvenne
che un mercante, avendo assunto uno di essi, lo aggregò per qualche settimana
alla propria carovana. Ma i predoni di carovane, poi le vicende della vita,
e le guerre tra gli imperi, e le tempeste, e i naufragi, e le disavventure,
e i lutti, e i mestieri per vivere sballottarono costui per molti anni come
una botte sul mare, respingendolo di giardino in giardino fino ai confini del
mondo.
Or
ecco che un giorno il mio giardiniere, dopo una vecchiaia di silenzio, ricevette
una lettera dal suo amico. Dio solo sa quanti anni avesse navigato. Dio solo
sa quali diligenze, quali cavalieri, quali navi, quali carovane l’avessero di
volta in volta istradata fino al suo giardino. E quella mattina, siccome era
raggiante di felicità e la voleva condividere con qualcuno, mi pregò di leggere,
così come si prega di leggere una poesia, la lettera che aveva ricevuto. E spiava
sul mio viso l’emozione che mi procurava la lettura. Evidentemente non si trattava
che di qualche parola poiché i due giardinieri erano più abili nel maneggiar
la vanga che la penna. Lessi semplicemente: “Questa mattina ho potato i miei
roseti...”. Poi meditando sull’essenziale, che mi pareva informulabile, scossi
il capo come avrebbero fatto loro.
Ecco dunque che il mio
giardiniere non ebbe più pace. L’avresti potuto sentire che s’informava sulla
geografia, la navigazione, i corrieri, le carovane e le guerre tra gli imperi.
E tre anni più tardi dovetti per caso spedire un messaggero dall’altra parte
della terra. Feci perciò chiamare il giardiniere: “Puoi scrivere al tuo amico”,
gli dissi. I miei alberi ne soffersero un poco e così pure gli ortaggi nell’orto,
e i bruchi regnarono indisturbati, poiché egli passava le giornate tappato in
casa a scarabocchiare, a cancellare, a ricominciare il lavoro da capo, sudando
come uno scolaretto sul suo compito, perché sentiva qualcosa d’urgente da dire
e doveva trasportare tutto se stesso, con la propria verità, dal suo amico.
Doveva costruire la propria passerella sull’abisso raggiungere l’altra parte
di sé attraverso lo spazio e il tempo. Doveva dire il suo amore. Arrossendo,
venne a sottopormi la sua risposta per spiare anche questa volta sul mio volto
il riflesso della gioia che avrebbe illuminato il volto del destinatario e per
provare così su me il potere delle sue confidenze. E (poiché effettivamente
non v’era nulla di più importante da far sapere, giacché per lui si trattava
di un bene col quale barattare se stesso, alla maniera delle vecchie che si
consumano gli occhi sui ricami per infiorare il loro dio) io lessi che confidava
all’amico, con la sua scrittura forzata e maldestra, come una preghiera fervente
ma espressa con parole semplici: “Anch’io questa mattina ho potato i miei roseti...”.
E letto questo tacqui, meditando sull’essenziale che cominciava ad apparirmi
più chiaro, perché essi senza saperlo ti celebravano, o Signore, unendosi in
te al di sopra dei roseti.
Da
Terra degli uomini
di A.
de Saint-Exupéry
Legati ai nostri fratelli da un fine comune e situato
fuori di noi, solo allora respiriamo, e l’esperienza ci mostra che amare non
significa affatto guardarci l’un l’altro ma guardare insieme nella stessa direzione.
Non si è compagni che essendo uniti nella stessa cordata, verso la stessa vetta
in cui ci si ritrova...
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